6/1/2012
Il 6 gennaio a Parigi è un giorno feriale e come sempre si incrociano classi di ogni ordine di scuola che sciamano ordinate verso i musei: la mattina osserviamo una classe che fa merenda seduta per terra nella piazza davanti al Beaubourg: una ventina di bambini delle elementari,che mangiano patatine dai sacchetti: sono quasi tutti neri, quasi tutti sovrappeso, vestiti con tute, giubbotti e sneakers. Nel primo pomeriggio , vicino al Petit Palais, osserviamo sfilare un’altra classe: quasi tutti bianchi, nessuno in sovrappeso, cappottini e stivaletti, insegnanti eleganti e sorridenti: certo non vengono da una scuola di banlieue. Il nostro sguardo da docenti si proietta nel futuro: i destini sono già segnati? E quanto sforzo ( e quanta fortuna) ci vorrà per cambiarne qualcuno? Una cosa però li accomuna: hanno insegnanti anche giovani e anche maschi.
13/1/2012
Vado a Firenze per la mostra su “Denaro e Bellezza”, all’ultimo si aggrega Ale, da una delle terze abbandonate: in auto risponde a monosillabi, con un filo di voce ( mi vergogno, prof) ma quando si trova davanti il Duomo salta e lancia gridolini, poi gira attorno al Battistero per cercare la formella con il sacrificio di Isacco. Vedo la felicità vera, quella che esce sincera e senza mediazioni, quella primordiale del consumo di qualcosa di buono, o di bello.
Nel Duomo va veloce davanti al cavallo verde di Paolo Uccello e mi spiega che è stato pensato per uno sguardo dal basso, come il nostro. La timidezza è sparita, il linguaggio è specifico, l’uso situazionale rapido ed efficace…nella sequenza degli obiettivi da raggiungere mettiamo crocette positive..
18/1/2012
Il giovane parrucchiere che mi stira i capelli mi chiede di cambiare sedia, dice che dove siamo si sente costretto… a me sembrava un angolo tranquillo ma lui è alto e magro; penso subito alle nostre aule, ai banchi, tutti uguali: per la piccola Virginia e per Donata che è alta e dinoccolata, coi suoi capelli blu stinti sparati verso il soffitto, per quando Daniele in prima era ancora basso e cicciotto e per adesso, che è un adolescente alto, magro e col ciuffo.
Non è solo una metafora della smania di normalizzazione della nostra istituzione, è anche un macroscopico errore ergonomico.