Fine ottobre 2014
Saranno i lunghi anni d’insegnamento, sarà l’esigenza della semplificazione, o quella della ricerca di un misterioso ordine nel caos.. o di un disegno intelligente? (oddio, no!) ma le metafore animali mi sono sempre più congeniali quando tento di descrivere l’indescrivibile , inafferrabile e sgusciante mondo dell’adolescente scolastico..
Sogliole, anguille, larve, bruchi della cavolaia, calamari che colano i loro tentacoli in crescita giù dai banchi fino a ricoprire i pavimenti di ostacoli in movimento ( quest’anno per la prima volta sono stata ferita fino al sangue dallo scatto involontario dell’arto inferiore di una teenager in moto inconsapevole)..sarà un ritorno alla nobile tradizione di Esopo e la Fontaine o, più probabilmente, disperazione?
L’ultima mia intuizione è stata l’opossum: vi sono studenti, soprattutto di prima e di terza ( le classi del cambiamento) che di fronte alla novità ( verifiche diverse, richieste diverse, libertà diverse) piuttosto che pensare, affrontare, chiedere, entrano in modalità opossum, cioè si fingono morti e aspettano che passi, senza reagire.
Appena l’ho ipotizzata l’hanno capita subito, segno che era loro familiare anche se non conoscevano la definizione.
Ho l’impressione che negli ultimi 2/3 anni la modalità opossum sia sempre più frequente..dipenderà da noi, che in qualche modo stiamo facendo loro capire che tanto fuori è una palude e non vale la pena di lottare?
3/11
Ivan mi scrive dall’Inghilerra, dove lavora in una Comunità di volontariato ( una sua compagna è appena tornata, si è iscritta all’Università qui ma già programma un’altra esperienza per la prossima estate..) .
Per essere selezionato ha dovuto indicare un referente NON della famiglia che conoscesse l’ Inglese e l’organizzazione mi ha scritto chiedendomi garanzie sulla sua onestà e affidabilità… ora è entusiasta, lavora un sacco, studia la lingua, vive con ragazzi di tutta Europa…niente opossum qui.