A Palazzo Reale di Milano prorogata fino al 15 marzo 2015 e aperta fino a mezzanotte
La mostra indaga il profondo rapporto tra l’ artista olandese, la Natura e la Terra. I cicli della terra e quelli della vita dell’uomo hanno profondamente influenzato tutta la sua poetica, espressa nelle quarantasette opere presenti, in quelle di cui abbiamo memoria da altri incontri espositivi o di ricerca.
L’esposizione si articola in sei sezioni che confluiscono nel celebrare il rapporto ancestrale ed eterno tra uomo e terra. Anche l’allestimento della mostra, a firma dal famoso architetto giapponese Kengo Kuma, propone al visitatore un’esperienza immersiva nel mondo della natura di Van Gogh. Ispiratosi al paesaggio rurale e ai suoi colori neutri, rievoca la matericità e l’odore della terra – la iuta – Lo spazio avvolge il visitatore come le linee fluttuanti del pittore.
Kathleen Adler, la studiosa-curatrice, scrive:
“Nella vita di Vincent, eternamente in movimento, precario, tormentato, incapace di mettere radici, di adeguarsi alle convenzioni della società e in perenne conflitto anche con la famiglia, esiste un unico legame costante e indissolubile: quello con la terra e le sue fatiche”.
In realtà Van Gogh s’ispira ad una etica, come scrisse il grande storico dell’arte Giulio Carlo Argan, quella di porsi “dalla parte dei diseredati ( accanto a Kierkegaard e Dostoevskij ), dei contadini, cui l’industria non toglie solo la terra e il pane, ma la dignità di esseri umani, il sentimento dell’eticità e della religiosità del lavoro”. Quasi un nuovo Francesco, rilevano alcuni teologi.
L’esposizione, articolata in sei sezioni: L’uomo e la terra, Vita nei campi; Il ritratto moderno; Nature morte; Le lettere; Colore e vita; si focalizza, come ho anticipato,sul rapporto tra l’uomo e la natura dai primi disegni, in cui Van Gogh sviluppa gradualmente la tecnica, all’esplosione accesa e vitale dei colori dei paesaggi più tardi; ai ritratti, che dall’individuo arrivano a caratterizzare tipologie umane – come il contadino, il postino, ecc.
L’Autoritratto, che apre la mostra, è uno dei tanti che Van Gogh ha dipinto, osservando attentamente la propria immagine allo specchio: un’opera nella quale lo riconosciamo. Ma la personalità di Van Gogh si completa con la lettura dalle sue stesse parole, delle sue celeberrime lettere in parte esposte in mostra. Opere, poetica, arte, lettere raccontate con passione, passano da Vincent a Theo e a noi. Accompagnati nel percorso espositivo e sempre più convolti, lungo le sei sezioni .
“Andate fuori a dipingere sul posto! Allora succedono cose come queste – devo aver staccato minimo un centinaio di mosche, o anche di più, dalle 4 tele che riceverai, senza contare polvere e sabbia e così via.Senza contare che se uno se le porta dietro per orenella brughiera e tra le siepi, un ramo o qualcosʼaltro finirà per graffiarle ecc.” (Lettera a Theo van Gogh, Nuenen)
Ecco I mangiatori di patate litografia su carta a grana fine: una tecnica del segno molto amata da Van Gogh: “studiare e disegnare tutto ciò che appartiene alla vita contadina… adesso non sono più così impotente davanti alla natura come un tempo”.
“Mi sono proprio sforzato di rendere l’idea di questepersone che mangiano le proprie patate alla luce del loro piccolo lume, hanno dissodato la terra loro stessi con le stesse mani che mettono nel piatto e quindi il quadro parla del fatto che si sono così guadagnati onestamente il proprio cibo.”
IL RITRATTO MODERNO
Il citato Autoritratto d’apertura: “ La gente dice, e son ben disposto a crederci, che è difficile conoscere se stessi -ma non è facile nemmeno dipingere se stessi.” (Lettera a Theo van Gogh). Sarà stato difficile, ma è lui con le sue sofferenze egli slanci spirituali: due occhi azzurri ti fissano e ti scrutano, sfondano la tela, la bocca imbronciata sembra sussurrare qualche cosa, baffi e barba disordinati coprono appena un viso graffiato ma immobile, severo.
Ritratto di Joseph-Michel Ginoux: “Dispiace veramente anche a me non esser potuto tornare ad Arles per salutarvi tutti. Perché sapete bene che sono profondamente legato alle persone e alle cose di là da una sincera amicizia. Non si può fare ciò che si vuole nella vita, bisogna lasciare il luogo cui ci si sente più legati – ma i ricordi rimangono e uno rammenta – sfocati come in uno specchio – gli amici assenti.”
Ritratto di Joseph Roulin: “Se Roulin non è vecchio abbastanza per essermi padre, egli ha comunque per me una tenerezza ed una silenziosa serenità, come di un vecchio soldato nei confronti di una giovane recluta. Sempre, ma senza una parola, un qualcosa che sembra dire: non sappiamo che ci succederà domani, ma qualsiasi cosa accada conta su di me.”
(Lettera a Theo, Arles, Giovedì 4 Aprile)
Scrive nel giugno del 1890, “ci sono facce moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse verranno rimpiante cent’anni dopo”.
Ritratti di creature semplici che considera pure o purificate dalla fatica del vivere: Il postino, i contadini e i pescatori che ritrae: “Noi altri dovremmo invecchiare lavorando duramente, ed ecco perché allora ci deprimiamo quando le cose non vanno”.
Contadina che spala letame in un campo innevato Matita, penna a inchiostro nero-bruno su carta a grana fine: fatica, coraggio nel silenzio…troppo avanti per i tempi?
”Ho fatto una composizione della mietitura per un tizio di Eindhoven che vuole decorare una sala da pranzo. Voleva fare una serie di vari santi. Io gli ho suggerito di considerare se sei scene di vita contadina – che simbolizzassero allo stesso tempo le quattro stagioni – non potessero solleticare l’appetito della brava gente, che si dovrà sedere a quel tavolo,più che non i personaggi mistici di cui sopra.” (Lettera a Theo, Nuenen)
Di fronte ai contadini, le Nature morte
Natura morta con cappello di paglia fine novembre –un dipinto lieve che ricorda Sorolla o De Nittis o de Pisis.
Nidi in attesa angosciosa, in ombra, sfavillano invece alla luce sul punto di appassire: Rose e peonie in tutte le sfumature del rosa.
Il rosa impreziosisce persino il piatto di Natura morta con patate.
Natura morta con statuetta di gesso e libri anticipa De Chirico, trasparenze gialle per Cesto di limoni e bottiglia
LE LETTERE
Dai testi originali con traduzione a fronte, emerge un sapiente che non pensavamo aver incontrato. Fino a 27 anni il suo desiderio e la sua ambizione sono di diventare teologo e pastore. Questa aspirazione evangelica segnerà per sempre sia il suo modo di intendere la pittura sia il fiume di parole delle sue numerosissime lettere, tanto da suggerirci che la sua arte fosse anche un esercizio di teologia.
(La corrispondenza tra Van Gogh e suo fratello minore, il mercante d’arte Theo, costituisce la più grande fonte di documentazione e comprensione della vita dell’artista olandese. I due fratelli, tra 1872 e il 1890, si sono scambiati centinaia di lettere, le quali sono state raccolte dalla moglie di Theo Van Gogh e pubblicate per la prima volta nel 1913 in tre volumi. Lettere fondamentali non solo per la ricostruzione della biografia di Vincent Van Gogh, ma soprattutto per le riflessioni sull’arte, sulla pittura, sulla vita e sulla sua personale visione religiosa. Con una lucidità e precisione stilistica che pochissimi altri artisti sono stati in grado di dimostrare.)
COLORE E VITA
“Il Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si è mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro, perché un istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia” testimoniato in mostra da opere quali Veduta di Saintes Marie de la Mer, Uliveto con due raccoglitori di olive o La vigna verde.
Sottobosco dalle splendide tonalità autunnali. È bello perdersi nel Sentiero in un parco più che nell’ordinato Giardino a Auvers.
Vibra misteriosa la Veduta di Saintes-Maries-de-la-Mer “Credo che in questo momento bisogni dipingere gli aspetti ricchi e magnifici della natura, abbiamo bisogno di buon umore e felicità, speranza e amore. Più divento brutto, vecchio, meschino, malato, più mi voglio vendicare creando colori brillanti, ben combinati e risplendenti.” (Lettera a Willemien van Gogh, Arles)
La vigna verde: “In questi giorni sono preda di uno straordinario fervore lavorativo, al momento sono alle prese con un cielo blu su un’immensa vigna verde, viola, gialla,con i tralci neri e arancione. Piccole figure di donne con parasoli rossi, piccole figure di vendemmiatori con i loro carretti la ravvivano ulteriormente. Primo piano di sabbia grigia.” (Lettera a Paul Gauguin, Arles)
Uliveto con due raccoglitori di olive, alberi contorti ma abbagliati dal sole, fino al sorprendente Paesaggio con covoni e luna che sorge. Sorge : la luna, non il sole, astro nascente invia ai campi dorati, messaggi atavici.
“Cosa altro si può fare, pensando a tutte le cose la cui ragione non si comprende, se non perdere lo sguardo sui campi di grano. La loro storia è la nostra, perché noi, che viviamo di pane, non siamo forse grano in larga parte? Se non altro, dobbiamo o no sottostare a crescere, senza poterci muovere,
come una pianta, ignorando ciò che la nostra immaginazione a volte desidera, ed essere falciati quando maturi? Per quanto mi riguarda, penso che sarebbe più saggio non augurarsi di star meglio, di riacquistare le forze e probabilmente mi ci abituerò, ad essere spezzato. Un po’ prima, un po’ dopo, che differenza vuoi che faccia per me?” (Lettera a Willemien van Gogh, Saint-Rémy)
Questa è l’opera con il messaggio di chiusura della mostra
“La terra, il lavoro dell’uomo, le stagioni: temi riletti con un linguaggio artistico eccezionale, capace di realismo e allo stesso tempo di andare oltre, di cercare un significato in più. Questa è la magia di Van Gogh, questa la sua capacità di destare in noi l’incanto e insieme l’interrogativo, la ricerca, il desiderio.”( Giuliano Pisapia)
La rassegna è patrocinata dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma. Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, promossa dal Comune di Milano –Cultura. Prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura –Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Kröller-Müller Museum di Otterlo. Main sponsor della mostra è il Gruppo Unipol.
Catalogo 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE