L’arte rinascimentale lombarda raggiunge il vertice con i capolavori firmati Leonardo. Palazzo Reale, lo celebra più importante monografica .
Leonardo da Vinci, da tutti riconosciuto come Genio Universale, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca. (Pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore, fu attivo nei più disparati campi dell’arte e della scienza) .
La Mostra realizza una visione d’insieme della straordinaria complessità dell’artista-scienziato, dello scienziato-artista.simbolo dell’arte e della creatività italiana.
Si articola in Dodici sezioni, partendo dai suoi codici originali, dai disegni autografi (di cui circa trenta dal celeberrimo “Codice Atlantico”) : dai manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri Musei e da diverse Biblioteche internazionali (dal Louvre alla Galleria della Regina Elisabetta d’Inghilterra).
Nelle botteghe fiorentine del Rinascimento era riservato al disegno un ruolo centrale e fondamentale. Il “disegno bono”, come Leonardo lo definisce nelle sue tarde indagini anatomiche, inteso come disegno a penna e inchiostro, è per l’Artista lo strumento indispensabile per descrivere la natura, indagarla scientificamente (nell’anatomia, nella tecnologia, nelle scienze naturali) per poi dar vita alla creazione artistica. Da ciò il sottotitolo della Mostra, “Il disegno del mondo”, lo strumento con il quale Leonardo rappresentava, analizzava con l’occhio e con la mente, la realtà ed i processi che portavano alla conoscenza.
Formato nella bottega di Andrea del Verrocchio, dal 1464 al 1472 circa, Leonardo aggiunge agli insegnamenti del maestro un approccio mentale-analitico scientifico, cerca di fornire dei presupposti scientifici, alla rappresentazione artistica. Probabilmente proprio alla Corte di Ludovico il Moro, dal 1482 trasforma le varie intuizioni in teorie artistiche e scientifiche.
La mostra ci orienta su dieci temi, gli stessi ai quali ha dedicato la propria attenzione, intrecciandoli nei suoi “progetti”. Questi temi corrispondono alle prime dieci sezioni della Mostra. ((La sezione XI. Fortuna dei modelli, e la sezione XII. Il Mito, illustrano il vasto seguito delle invenzioni e delle opere di Leonardo e la nascita del suo mito attraverso letture interpretative della famosa Gioconda).
Sezione I – IL DISEGNO COME FONDAMENTO
Leonardo fu maestro nei disegni a penna. come ne il Paesaggio degli Uffizi, il suo primo disegno, ( 15 agosto 1473) che userà, riplasmandolo, di volta in volta, per tutta la vita. Il graduale possesso, delle leggi prospettiche e della geometria rende il disegno a penna particolarmente adatto a rappresentare i contorni delle forme,con o senza spigoli, come nei disegni di “mazzocchi” attribuiti a Paolo Uccello (1397-1475), la cui influenza si protrae a lungo nell’opera di Leonardo. Il disegno è indispensabile anche per la costruzione prospettica degli edifici, negli sfondi delle pitture e degli affreschi. Strumento primario per inserire i corpi nello spazio prospettico.
“Del vestire le figure”: per disegnare e rappresentare i panni, dopo lo studio della luce, rivelatrice di forme e colori, disegna a pennello su tela di lino per cogliere i dettagli dei panneggi, su suggestione di Andrea del Verrocchio (1435-88). Mirabile il panneggio della Vergine nell’Annunciazione nella tavoletta del Louvre . Per rendere al meglio lo studio degli effetti atmosferici Leonardo utilizza la punta d’argento su carte preparate, il disegno acquerellato, la matita nera, la matita rossa. Con la penna imprime tratteggi curvi “following the form” in grado di proiettare il dinamismo tridimensionale nell’opera.
Sezione II – NATURA E SCIENZA DELLA PITTURA
Natura, esperienza, osservazione diretta della realtà sono i cardini su cui si basa il pensiero di Leonardo e che diventano elementi imprescindibili del suo operare artistico. Alla natura, “maestra de’ maestri”, e alla comprensione delle leggi che sovrintendono ai fenomeni naturali è costantemente rivolta la sua attenzione, così che la pittura, prima ancora di essere attività artistica, è scienza e legittima figliola della natura”. Pittura e scienza formano dunque un nesso inscindibile. Nella visione di Leonardo, la natura è energia vitale, dotata di forza dinamica in continua trasformazione, i cui meccanismi possono essere indagati e compresi solo attraverso l’esperienza e il disegno, ad essi Leonardo affida le sue intuizioni.
È proprio nel citato – Paesaggio – del 15 agosto 1473, che tradisce i rapporti con l’arte fiamminga , insieme alla veduta“a volo d’uccello” dei Pollaiolo, contemporaneamente imprime la sua dote innovativa: fa vibrare le fronde degli alberi, inserisce la “prospettiva de’ perdimenti”. Le formazioni rocciose, erano già presenti nelle opere degli artisti a lui contemporanei : in una dolente “Pietà “ del Perugino ,e nell’Adorazione dei magi di Filippino Lippi.
Leonardo le vivifica, nel San Girolamo vaticano e nella Vergine delle rocce, premesse al grandioso spettacolo naturale della Sala delle Asse al Castello Sforzesco . Leonardo ha studiato figure, fiori, animali, dettagli di corsi d’acqua, panneggi. il risultato finale si tramuta in opera d’arte.
Sezione III – IL PARAGONE DELLE ARTI
Ne il Trattato della pittura esprime la sua posizione nelle dispute tra intellettuali, circa la superiorità di un’arte rispetto all’altra, della poesia o della musica sulla pittura o sulla scultura. Leonardo si esprime con forza a favore della pittura, rivendicando il primato del linguaggio figurativo sulla scrittura, persino sopra la scultura, che aveva appreso presso la bottega del Verrocchio . La testa di San Girolamo in terracotta, eseguita da un seguace del Verrocchio, si avvicina al San Girolamo di Leonardo,reso con la stessa plasticità di una scultura. Si coglie un approccio scultoreo anche nella Belle Ferronnière, proveniente dal Louvre, appena restaurata. La diversa rotazione del busto rispetto alla testa crea un movimento a spirale che esalta la spazialità. Lo sguardo ti fissa meditativo in una atmosfera severa, ferma, l’abito ha le stesse tonalità degli occhi e del copricapo, lontanamente paragonabile alla Dama col mazzolino del Verrocchio postale accanto.
Sezione IV – IL PARAGONE CON GLI ANTICHI
Profili all’antica e proporzioni del corpo umano
Dall’Antico Leonardo trasse stimoli e suggestioni che egli trasformò infatti sempre in qualcosa di nuovo e di “moderno”. Tante sono le citazioni di autori dell’antichità come Vitruvio (880-15 a.C.), di cui si avvalse come punto di partenza per lo studio proporzionale del corpo umano. Lo confema il celebre disegno dell’Uomo Vitruviano, di straordinaria suggestione cinetica rispetto ad analoghi presenti in mostra. Poche sono invece le citazioni esplicite di opere artistiche dell’antichità, anche se si può supporre avesse accesso al Giardino di San Marco (L’Orto dei Medici) in Firenze,dove Lorenzo il Magnifico aveva raccolto sculture antiche. Dalle stesse monete o medaglie antiche derivano i profili di imperatori romani scolpiti dal suo maestro Verrocchio,che lo ispirarono per il Busto di un condottiere nel British Museum e nei disegni più tardi di teste di profilo all’antica (forse un ritratto ideale del Maresciallo Trivulzio).
Monumenti equestri
L’esempio di sculture antiche riaffiora nella fase progettuale del Monumento equestre a Francesco Sforza, padre di Ludovico il Moro. Sia che disegni un cavallo rampante , (già nei bassorilievi e nella bronzistica antica e recuperato da Antonio del Pollajolo) poi, un cavallo al passo. Certamente lodò il Regisole di Pavia, per l’effetto di fronte,di profilo, con armatura ecc…Leonardo ricorse anche allo studio dal vero del cavallo, riconoscibile da una sequenza di stupendi disegni in Mostra. Per il Monumento al Maresciallo Gian Giacomo Trivulzio, progetta una struttura architettonica complessa, un’ edicola con sculture di prigioni ai lati, in grado di ospitare il cavaliere a cavallo.
La Battaglia d’Anghiari
Leonardo dedicò molti disegni preliminari al Cartone per la Battaglia d’Anghiari,(febbraio del 1504), pittura murale da eseguire nel Salone del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio , atta a raffigurare la vittoria dei fiorentini sui milanesi avvenuta nel 1440 nei dintorni di Anghiari (Arezzo). La Lotta per lo stendardo doveva occupare il centro della scena, cavalli si azzuffano e gli uomini si scontrano. Sono sopravvissute copie parziali, esposte in Mostra. Per la “zuffa dei cavalli e dei cavalieri” Leonardo si avvalse degli studi anteriori, come quello giovanile della Lotta col drago o quelli serviti per lo sfondo dell’Adorazione dei Magi, partendo dai bassorilievi antichi.
Leda e altri temi dall’antico
A Leda Leonardo si dedicò dal 1504 in poi. attratto dal suo mito (Leda si unisce carnalmente a Giove e dà alla luce quattro gemelli: Elena e Clitemnestra, Castore e Polluce) come allusivo delle forze generative e fecondanti della natura. Leonardo elaborò due versioni del tema, uno con la figura di Leda inginocchiata, a imitazione di una “Venere accovacciata” antica, l’altro con Leda in piedi, accanto al cigno, più pudica. Leonardo ne studiò i dettagli: lesta e acconciatura in un celebre disegno lasciato in una copia agli Uffizi, di una grazia raffinata, ci introduce alla sezione successiva.
Sezione V – ANATOMIA, FISIOGNOMICA E MOTI DELL’ANIMO
Rivelare, attraverso le azioni, le attitudini, i gesti e gli sguardi dei personaggi “il moto della mente loro” è il compito che Leonardo si era preposto di svolgere anche nel gruppo dei ritratti eseguiti alla corte di Milano tra il 1485 e il 1495. Nel Musico, si allude all’eternità della pittura rispetto alla caducità della Musica (destinata a svanire un attimo dopo essere stata eseguita) e nella Belle Ferronniére, (soprattutto, nella Dama con l’ermellino ora rientrata a Cracovia) per le quali Leonardo eseguì lo studio delle braccia e delle mani esposto nella sala precedente. I ritratti sono ispirati ad Antonello da Messina, presente a Milano nel 1476, e ancora oggi con Ritratto d’uomo mercante , arguto negli occhi e nel sorriso, e a Giovanni Bellini: poeta laureato alla moda greca, ma in Leonardo emano un profondo senso di mistero.
Il moto e il fiato: anatomia, movimento e moti mentali
Come accennato, la grande innovazione di Leonardo nell’iconografia, fu l’introduzione dei “moti mentali” nelle raffigurazioni dei personaggi. la teoria dei “moti dell’animo” presenti nel Verrocchio e in Leon Battista Alberti (De pictura di 1435 circa) si esplica negli studi giovanili di Leonardo per la “Madonna del gatto” e per la Madonna Benois , di cui è esposto un bellissimo studio preparatorio. Riaffiora nella Madonna Litta , in mostra lo studio de la testa della Vergine di incredibile dolcezza, seguito dai disegni per Sant’Anna. Naturalmente è soprattutto nel Cenacolo (S. Maria della Grazie ,è raggiungibile a piedi ) che la teoria dei “moti mentali” trova la sua più completa applicazione. In mostra alcuni studi preparatori per le teste degli apostoli , prima di tutto studi “al naturale”, in cui mostra “il moto della mente loro”. Così nelle Cinque teste grottesche e nell’affascinante Scapiliata della Galleria Nazionale di Parma.
Sezione VI – INVENZIONE E MECCANICA
Leonardo aveva incontrato il mondo della meccanica nel cantiere del Duomo di Firenze, la bottega di Verrocchio, infatti, era stata coinvolta nel completamento della lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore . Leonardo ha studiato le gru progettate da Brunelleschi, ancora utilizzate, che avevano portato un contributo essenziale all’ingegneria applicata. Si è poi dedicato allo studio di altre macchine esistenti, con proposte di miglioramento. come nel caso del carro semovente, Negli anni ’90, durante il soggiorno milanese, dopo castelli, argani, carri falcati, maglio battiloro e il telaio automatico da tessitura, crea il trattato sugli “elementi macchinali” del Codice.
Le fonti di Leonardo
Negli stessi anni Leonardo si confronta con le fonti contemporanee, del l’ingegneria militare, attività che lo occupa per gran parte degli anni ’80. I suoi disegni di macchine belliche sono infatti caratterizzati da una fantasia sfrenata e lontana da i risvolti pratici La tradizione di disegni di macchine da guerra, fiorita nel XV secolo anche grazie ai manoscritti di ingegneri senesi, aveva avuto illustri precedenti nel ‘200 e nel ‘300. Fondamentale per Leonardo, fu la stampa in lingua volgare del De Re Militari di Roberto Valturio (1405-1475), curato nel 1483 da Paolo Ramusio (1443?-1506). (era stato dato alle stampe per la prima volta nel 1472, insieme al Vocabolista, di Pulci). Essi permisero a Leonardo di acquisire conoscenze tecniche e lessico specialistico come emerge nel Codice Trivulziano.
Sezione VII – IL SOGNO
Il concetto di “sogno” in Leonardo può assumere significati molto lontani tra loro. Da un certo punto di vista esso equivale ai “nuovi concetti e strane e chimere” di cui lo biasimavano i contemporanei. Lo criticavano per la sua incostanza che lo distoglieva dalla pittura. Tanto più che le sue “invenzioni”, apparivano fantasie irrealizzabili.
Ma corrispondono a molte “realizzazioni ”contemporanee”: dall’aliante all’automobile, agli apparecchi per respirare sott’acqua o per camminare sull’acqua, dal telescopio al paracadute. Idee e disegni,”invenzioni”, circolavano al tempo di Leonardo.Nei libri di “segreti” tecnologici senesi. A Leonardo dobbiamo gli approfondimenti, sul tema del volo umano, (ali, ali meccaniche, figure volanti : le soluzioni del il problema non sono sulla forza muscolare prodotta dall’uomo ma sul concorso del vento ( principio alla base del moderno aliante).
Ma altri sogni, entrano nella visuale di Leonardo, nell’invenzione di “profezie”, cioè indovinelli esposti in forma misteriosa o paradossale, creati per il divertimento della corte sforzesca. Come i presunti “ricordi d’infanzia”: si tratta di creazioni intellettuali, legate alla cultura popolare dell’epoca: tracce di letture astrologiche e chiromantiche, pur criticate a livello razionale.
Ci rivelano un Leonardo dall’animo fanciullesco.
Sezione VIII – REALTA’ E UTOPIA
Giungiamo a sorprendenti disegni ideali:. Sulla parete la Città ideale di Urbino il massimo dell’ordine architettonico , perfetta, ma fredda e senza vitalità, disabitata.
Leonardo ci propone una ricostruzione di un mausoleo etrusco, una fortezza con anelli concentrici o a forma di stella e una fortezza di montagna. Una Firenze a pianta decagonale, una città a livelli sovrapposti, un’ altra con canali e un terza in cui Milano viene divisa in 10 sezioni. In Francia tuttavia Leonardo progettò un grande palazzo a Romorantin, di cui abbiamo non più che una spettacolare pianta di un singolo palazzo con un cortile greco vitruviano, un palazzo gemello e un alzato. Sono esposte anche le varie soluzioni architettoniche : numerosi disegni per il tiburio della Cattedrale di Milano per la costruzione della copertura della grande crociera del “malato domo”.
Sezione IX – L’UNITA’ DEL SAPERE
IL Leonardo dei primi decenni aveva una concezione unificante del sapere, concepiva i fenomeni naturali sottoposti alle stesse leggi dell’uomo e della pittura di realtà. L’unità di arte e scienza pur in tutta la sua complessità. occupava il suo vasto campo d’indagine, a tal proposito ci ha lasciato disegni, codici, appunti che abbiamo visto nelle sale precedenti.
Leonardo più maturo metterà in dubbio la sua capacità di “tutto dominare”: “Siccome ogni regno in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e si indebolisce” (Codice Arundel, f. 180 verso). è questo il periodo dedicato al Diluvio (11 sezione)
Torniamo alla pittura, “è sola imitatrice de tutte l’opere evidenti in natura” , ci ripropone disegni a sezioni trasparenti-orizzontali per mostrare sia l’ architetture che le forme anatomiche di membra umane. Ecco sezioni verticali per rappresentare la “cupola del cranio” ,messe in confronto con la cupola del Duomo di Milano“malato domo”. Le schematizzazioni di nervi e vene somigliano ai disegni che raffigurano i moti dell’acqua , il “moto del vello dell’acqua” è simile a quello dei capelli “, il ricadere dei riccioli del San Giovanni Battista. Una delle sue ultime opere: piena di sottintesi,come Monna Lisa? .
Sezione X – DE COELO E MUNDO: IMMAGINI DEL DIVINO
Leonardo, aveva recepito un’ interpretazione del mondo e dell’universo, antica e medievale (dall’aristotelico De coelo et mundo, grazie ad un’edizione dei primi anni del Cinquecento, al De Sphaera (1422) dei fratelli Dati, ai quali si aggiungeva la cultura figurativa, a lui contemporanea, su la Cosmografia e la Geografia di Tolomeo, illustrati da tavole artistiche. Lo conferma il mappamondo rappresentato nel frammento bramantesco dell’Eraclito e Democrito ( in mostra), figure in dialogo tra loro, ma spaesate rispetto alla realtà..
Con la Veduta del bacino del Mediterraneo ( 1515) Leonardo testimonia la sua capacità di rappresentare il mondo, con competenza idrografica e geologica raffinate, ben oltre le fonti sopraccitate. Arriviamo ai disegni paesaggistici che descrivono le sue drammatiche visioni delle forze naturali stravolte nel fragore di un diluvio, anche se provenienti da una suggestione classica (Metamorfosi di Ovidio)di tempeste marine. Leonardo ci offre la portentosa potenza della natura, inesorabile, come affascinante metafora delle angosce umane che lo tormentavano. L’energia vitale della giovinezza lasciava spazio al senso di fragilità umana della vecchiaia.
Sezione XI – L’EREDITA’ DI LEONARDO: GLI ALLIEVI, I SEGUACI E IL LIBRO DI PITTURA
Nel trattato il Libro di pittura, Leonardo ha lasciato regole e nozioni sulla la teoria dell’arte, insegnamenti per le generazioni di artisti successive, a partire dagli allievi. Compilato postumo, dal fedele Giovan Francesco Melzi. Manoscritto, illustrato con suoi disegni, raccoglie in forma antologica le idee sull’arte che Leonardo aveva elaborato in appunti sparsi già dal 1490-92 circa. pur se stampata solo nel 1651.
Nella sala conclusive troviamo le copie eseguite dagli allievi all’interno della bottega milanese del Maestro: Marco d’Oggiono, Giovanni Antonio Boltraffio, Gian Giacomo Caprotti detto Salaì e forse Francesco Napoletano.
Particolarmente rilevanti furono le innovazioni introdotte da Leonardo nel campo della pittura di ritratto, immediatamente registrate nelle opere degli stessi allievi. La morte di Leonardo nel 1519 coincise con il rientro a Milano dalla Francia di una grande quantità di disegni, manoscritti e dipinti che, ereditati da Melzi e Salaì, nutrirono generazioni di artisti.
SEZIONE XII – IL MITO DI LEONARDO
Il mito che circonda la figura di Leonardo,maestro dedito alle indagini scientifiche e naturalistiche, dell’anatomia, dell’alchimia, della cosmologia, e perciò collocata entro un perimetro misterioso. Come Generato da ispirazioni esoteriche anche il ritratto di Monna Lisa, personaggio sfuggente e misterioso, immagine speculare del pittore?. Certo sguardo che esprime la più alta realizzazione de “il moto della mente loro”, proprio nel celeberrimo sorriso. La Gioconda viene comunque riconosciuta come Icona dell’eterno femminino immagine delle donna imperscrutabile ed enigmatica, non riducibile a modella o cortigiana. Così attraverso scomposizioni e ricomposizioni dell’icona, altri artisti hanno affrontato la sua immagine,nel tentativo di ridimensionarne la fama, o di annettersene una parte, grazie al fascino che propone.
La mostra di Palazzo Reale si è aperta con una vivacissima Adorazione dei Magi del Ghirlandaio, un tripudio di movimenti e colori squillanti,seguita a pochi metri dalla Madonna della melagrana di Leonardo. una Madonna, giovanissima, tiene nella mano una melagrana spaccata, il Bambino ne afferra un pezzo con sguardo interrogativo. Colori tenui per figure meditative. La mostra si chiude, dopo un lungo percorso fra scienza: i disegni del codice Arundel e Atlantico, e arte: disegni, progetti, sogni vissute da Leonardo come unicum. Si chiude nei toni malinconici delle figure umane e drammatici delle forze espresse dalla Natura. Un profondo invito a riflettere, quasi un grido soffocato, un messaggio che viene da lontano, espresso da una voce pacata, diffusa da cinquecento anni.
LEONARDO A MILANO
16 aprile – 19 luglio, 2015
Le mani di Gesù dipinte da Leonardo nel Cenacolo, uniche nel dipinto in posizione asimettriche. (Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra; Mt 6,3). La destra con la palma verso il basso e l’altra verso l’alto indicano che Gesù era ambidestro come naturalmente era Leonardo e in parte Michelangelo Buonarroti? Caratteristica che si sommerebbe ad una intelligenza simile e a un volto somigliante nella maturità. Cfr. ebook (Amazon/kindle): Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.