STORIE DELLA LAGUNA E DELLA CITTÀ
Venezia, Palazzo Ducale Appartamento del Doge
26 settembre 2015 14 febbraio 2016
Confesso che mi intriga più la seconda parte del titolo: storie della laguna, anzi preferirei storie dalla laguna. vite che si fanno storie, ne è nata una mostra ricca ed eterogenea dedicata a Venezia e alla complessa rete di sistemi di sussistenza per la città, nel corso dei secoli.
Contemporaneamente è dedicata a tante piccoli personaggi che in coppia, in gruppo, in folle hanno abitato e festeggiata la città. Da questa prospettiva non descrivo il notevole materiale storicoscientifico fatto di mappe originali (dalla laguna di Venezia fino a Chioggia), sorvolo sul percorso multimediale e interattivo che consentirà soprattuto alle classi un approccio multidisciplinare all’ utilizzo di carte storiche. Le prospettive digitali dall’ambiente s’inoltrano alla cucina con ricette preparate dal vivo. lo strumento digitale, grazie al lavoro svolto da un gruppo di giovani ricercatori dell’Università Iuav di Venezia consente
di approfondire le opere idrauliche(nei secoli si è passati da l’approvviggionamento manuale dell’acqua a quello meccanico).
“Narrazioni digitali”, video-proiezioni su modelli tridimensionali della laguna, meritano una visita didattica con i ragazzi e insegnanti di scienze oltre che di grafica.
Gli specialisti troveranno una straordinaria documentazione archivistica, iconografica . Le grandi cartografie storiche presenti in questa sezione (Anzolo Emo, Disegno della laguna
di Venezia, 1763) accompagnano la narrazione delle modificazioni territoriali.
Io mi sono “immersa” negli aspetti più suggestivi : La ricostruzione virtuale della “Cantina Do Spade”, ancor oggi esistente nel sestiere di San Polo a Venezia, offre poi al visitatore la possibilità di vivere l’accoglienza di un cliente che avesse domandato vitto e alloggio
all’ osteria, nel 1754.
Mi intrigano le opere volte a fissare la vivace vita quotidiana della laguna: dipinti e incisioni, e mi viene naturale confrontarle con le opere dei Brueghel, esposte a Bologna.
Nei quadretti delle cinque sezioni tematiche del percorso, emerge l’unicità di Venezia e dei suoi cittadini in laguna (provenienti dalle principali collezioni veneziane – Archivio di Stato, Biblioteca Nazionale Marciana, Fondazione Musei Civici, Fondazione Querini- Stampalia,
Gallerie dell’Accademia–e dall’Istituto Storico di Cultura dell’Arma del Genio di Roma)
La prima sezione, La laguna si trasforma, illustra attraverso plastici tridimensionali il processo di trasformazione morfologica e idraulica del territorio condizionato per la produzione alimentare, l’approvvigionamento idrico e le vie di comunicazione da e per la terraferma.
Nella seconda, Acqua e cibo in laguna e in terraferma, si propone una panoramica della coltura alimentare insieme allo sviluppo dei commerci, per le vie d’ acqua, accanto alla vendita al minuto con vari protagonisti: frutaroli, pistori e pescatori. panettieri , polentieri. Tutti popolani garbati, spesso sorridenti.
Stupisce la ricostruita tavola con le due dame di Carpaccio sullo sfondo cacciatori in laguna. Operazione solo virtuale (perchè l’originale non è arrivato in mostra), ma molto suggestiva. Una narrazione altra rispetto ai Brueghel della cacciatori sulla neve, ma in sintonia con loro, per la luminosità fredda del cielo con riverberi argentei sull’acqua. Il quadro, nella sua integrità, apre un dialogo ardito con i pittori fiamminghi, converte la fissità delle due dame in primo piano, in abiti eleganti, in un tutto più vivace, fulminante .
Nel monumentale dipinto del Tintoretto, in prestito dalle Gallerie dell’Accademia La
reazione degli animali, il campionario delle specie presenti nell’ambiente veneziano caratterizzato da una incredibile varietà di animali, è speculare alla varietà di pesci e animali terrestri dei racconti fiamminghi. Nel Tintoretto è palese la potenza attribuita al Creatore , circondato da un vento impetuoso, mentre le allegorie fiamminghe hanno delicatezze da piccolo paradiso terrestre.
La terza sezione Banchetti, parate, giochi e feste utilizza molteplici fonti su sagre, eventi mondani, feste lagunari, incontri e conviti di aristocratici il Convito in Casa Nani alla Giudecca (Pietro Longhi, attr.,1775); Merenda in campagna in cui nobili, borghesi, si mescolano in scorci e loggiati, con osti e servette, in atteggiamenti compromettenti
canzonati da animali da cortile in primo piano. Nelle feste in laguna un tripudio di imbarcazioni intorno al Bucintoro, soprattutto ne lo sposalizio del mare. Alla festa di Santa Marta, l’ambiente è notturno, pochi raggi lasciano intravedere popolino e nobili, che si aggregano sui pontili. Più avanti ci sono crocchi di persone che ciacolano in Piazza San Marco.
Siamo introdotti al ‘700 elegante con il banchetto in casa del doge o
banchetto per le nozze del conte di Polignac, banchetto a teatro…banchetto per i duchi del nord fastosi, ordinati per esprimere autorevolezza, come nei refettori fitti di monaci, con le autorità sui palchetti. Nelle feste di piazza giocolieri si sperimentano in piramidi umane fin dal ‘500. Nell’Insegna dell’arte dei Pestrineri, 1487 rimaneggiata nei secoli seguenti, cuochi e aiutanti sono al lavoro, nobili
a tavola e in cielo festeggiano Angeli e Santi.
Nei Brueghel non c’è il cielo, gli angeli diventano piccoli amorini.
Le rappresentazioni sacre veneziane, in mostra: Nozze di Cana, il figliol prodigo, sono in dialogo con le ispirazioni classicheggianti delle varie Allegorie fiamminghe, ma nelle opere veneziane la figura umana è trionfale, per i fiamminghi un
particolare di un tutto più ampio.
Architettura e alimentazione pone l’accento sui manufatti edilizi:
monasteri, presidi militari, ospedali e osterie. I numerosi documenti
proposti raccontano un articolato sistema di regole che scandivano la
vita dei veneziani e ne garantivano la prosperità, evitando gli eccessi,
del popolo dei Brueghel, spontaneo e smaliziato.Il nostro sguardo
scivola negli interni di cucine e di tinelli, persino nella camera da letto,
dove viene disivoltamente servita cioccolata del mattino, alla presenza
di ospiti.
La quinta e ultima sezione, In mezzo all’acqua/senz’acqua, racconta
del paradosso di una città che, per Marin Sanudo, “è in aqua e non ha
aqua”. Il sistema dell’approvvigionamento idrico è raccontato attraverso
una serie di immagini cartografiche e iconografiche che illustrano il
trasporto dell’acqua dalla terraferma alla laguna (Giovanni
Grevembroch, Deficienza provveduta, seconda metà del XVIII sec).
Una realtà industriosa che nei disegni e nei dipinti celebra il lavoro umano,
prima, e meccanico poi, più delle bellezze naturali. Le opere fiamminghe sono in ciò diversissime. Ma le atmosfere lagunari ricordano lo scintillio dell’acqua nel fiume nordico, da Venezia e da Anversa, insieme, si alza un inno ai velieri, alle piccole imbarcazioni, al brusio dei porti.
Nelle opere di Romanino, dei Brueghel, e dei veneti, che raccontano le
storie bergamasche, fiamminghe, lagunari, emerge l’esistenza di uno
energia culturale che scorre nelle vene dei vari artisti, volta a
rappresentare il mondo reale, prossimo, popolare e borghese, non solo i
ceti elevati. Una comunione di sentimenti che li fa ancora dialogare, di
villaggi , borghi, città-porto,campagne.
Oggi con tanti mezzi informazione-comunicazione-divulgazione esiste
una humus culturale europeo che artisti e artigiani e scrittori sappiano
vivere, raccontare, interpretare con altrettanta amorevole curiosità,
insieme ai loro lettori-visitatori ?
a voi la parola….
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