A meduse finite e pacchi chiusi ( con la ceralacca, da non crederci!) verrebbe voglia di non pensarci più..ma nuotando piano fino alle boe le domande e i brutti pensieri tornano fuori..
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fare l’esame fa bene..uscire dalla propria scuola è salutare, ci obbliga a misurarci con materie tecniche, ambiti disciplinari che potremmo nella vita non incontrare mai..c’è da imparare e anche da rivedere, a volte, le nostre priorità.
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I numeri dell’ISTAT trovano un’amara conferma: meno ragazzi dei tecnici decidono di continuare gli studi, quasi tutti pensano di andare a lavorare e mentre lo dicono lo sconforto passa nei loro occhi… sono pronti alle delusioni, non alle sfide.
Così non va, stiamo sbagliando! Questi con l’aria abbattuta e spaventata, con pochi sogni, sono la gran parte dei nostri ragazzi, degli italiani che ci dovranno pagare la pensione, non stiamo facendo la cosa giusta.
Nelle brevissime conversazioni di fine colloquio verifico che circolano ancora convinzioni obsolete: che chi si ferma un anno, magari per studiare bene una lingua, dopo non riprende più, che la laurea non serve, che bisogna subito cercare un lavoro sicuro (sicuro!) ..diciamocelo: in moltissime famiglie non entrano quotidiani nazionali seri, l’informazione è quella televisiva di fascia più bassa, le idee che circolano hanno almeno 30 anni, i dati, i numeri, sono nemici, molto meglio il bla bla “dell’angolo della cozza e della vongola”..risultato: diplomiamo nel 2016 ragazzi con una percezione del mondo del lavoro del 1986, con in più l’azione deterrente di 9 anni di erosione dei redditi.. paura vera.
Poi ci sono quelli che partono e poi scrivono, raccontano.. meno male.