Se di questi romanzi non si è più sentito parlare, se è sembrato che scomparissero nel nulla, non significa che non abbiano continuato a operare sottotraccia nella ridefinizione della cultura dell’Italia repubblicana. Dimenticare non significò cancellare, ma rifiutarsi di elaborare un passato scomodo.
L’incontro fa parte della Rete Yekatit12-19Febbraio un calendario di appuntamenti in diverse città italiane per raccontare il colonialismo italiano e le sue eredità, le resistenze e le voci delle diaspore.
IL LIBRO
Se è vero che, come si sosteneva, «il segreto di ogni libro che voglia farsi leggere è di non essere arido, tendenzioso, reticente, ma veritiero, schietto e piacevole», allora non stupisce che il romanzo coloniale italiano abbia goduto di un così scarso successo di pubblico e di critica. Eppure, fra il 1913 e il 1943 vennero pubblicati più di 170 tra romanzi e raccolte di racconti di argomento coloniale. Se queste opere non venivano lette, perché continuare a pubblicarne? Integrando il piano della storia editoriale a quello dell’analisi letteraria, “Raccontare l’Oltremare” prova a risolvere questo apparente paradosso ricostruendo la fisionomia del romanzo coloniale italiano nel periodo compreso fra la guerra di Libia e la caduta del fascismo. Dall’integrazione di storia editoriale e analisi testuale dei romanzi emerge infatti l’archivio dei dispositivi attraverso cui la «coscienza coloniale» italiana veniva elaborata in vista della rigenerazione nazionale e razziale dell’uomo nuovo fascista.