In un sabato di neve inusuale, attraverso il piazzale in una bufera bianca e tagliente e vado a vedere la mostra in Castel Sismondo, a Rimini.
La prima sala è dominata dal Canaletto “Il bacino di san Marco”, a cui è dedicata , con una scelta davvero azzeccata, anche la gigantografia che fronteggia la rocca e copre le rovine del teatro Galli ( bombardato nella seconda guerra mondiale e lasciato a marcire, mentre si riminizzava tutta la costa a forza di cemento-selvaggio).
Adoro Canaletto, mi incanto davanti ai suoi riassunti di Venezia, quella della mia infanzia, e rifletto sul fatto che ha cominciato come pittore di fondali da teatro e questo lo accomuna ad un altro dei miei pittori favoriti, Toulouse Lautrec.
Andrei veloce davanti a Constable, ma poi leggo che dipinge il Suffolk, con lo Stout, e mi fermo perchè sono le terre di Roger Deaking , dei suoi libri verdi e acquatici, e allora il quadro acquista ai miei occhi una bellezza che non aveva.
L’uomo del ritratto di Tiziano è raffinatissimo, velluto nero, perle ai polsi e al collo, sguardo sicuro e arrogante, il libro e la spada.
La locandina della mostra è un Lorenzo Lotto, “Vergine col bambino, S. Girolamo e S.Nicolò”: c’è una manica a sbuffo meravigliosa.
“Fratello Hortensio” di El Greco è bello, tormentato e triste… è il 1609.
Di Vermeer nella mostra c’è l’unico quadro a soggetto biblico… non è quindi per me un “vero Vermeer” , quello degli interni, delle carte geografiche, delle brocche di latte e delle lettere appena aperte, delle scarpe abbandonate sul pavimento e della luce bianca e diagonale….ma trovo anche qui un pezzo di pane e un angolo di tovaglia, e lo riconosco.
La grande cantante di strada di Manet è elegantissima nel suo completo color fango, il piccolo cappello nero e la chitarra; dietro di lei si intravvede un caffè parigino, il cameriere con lungo grembiule bianco… vorremmo essere lì ad ascoltarla… nel 1862 ha scandalizzato i critici, oggi ci innamora. Al centro la piccola danzatrice di Degas, col tutù di cotone, il nastro di raso a legare la coda di cavallo, domina la sala con la sua aria arrogante… ha solo 14 anni!.
Un meraviglioso Kandinsky, il “Lago”, del 1910 riempie di gioia il pomeriggio… c’era anche lui nell’elenco nazista dell’Arte degenerata ( con Munch, Chagall, Klee, l’Impressionismo…) non dimentichiamocelo mai.
Al suo fianco ancora colori, ancora gioia: una deliziosa “Pianista” di Matisse, contro la carta da parati rossa, bella e infantile.
Poi, da Boston, i papaveri vicino Giverny, un Manet del 1885.
La chiusura è appropriata per questa giornata: un Sisley nevoso e bellissimo che ci facilita il rientro nella tempesta che avvolge la città.
Ultime riflessioni amare: le spiegazioni sulle pareti sono solo in italiano… ahimè, il nostro provincialismo vince sempre.