(Terza tappa del corso sulle figure materne, che può agevolmente essere usato come percorso scolastico)
Essere madri in Francia oggi è più facile di quanto non lo sia in Italia: l’indice di fecondità in Francia nel 2011 era di 1,96 nati per donna, quello italiano era di 11,39 ( e tenendo conto della grossa mano che ci danno le donne immigrate..); l’Italia è forse il luogo del mondo industrializzato dove è più difficile fare la scelta di avere figli, che infatti è sempre più tardiva … a parte questa escursione di tipo demografico, se vogliamo parlare di legami materni la Francia è il luogo ideale per le nostre avventure letterarie.
Si può cominciare da 3 ritratti: tre donne bellissime, eleganti, che nella rappresentazione fotografica e pittorica sembrano vivere in un mondo senza affanni, senza dolori davvero profondi, nella loro femminilità lieve e perfetta… figlia di una finzione artistica, appunto.
Sono tre madri, due di loro famose a causa dei loro figli che tanto le hanno amate, e “scritte” e l’altra lei stessa scrittrice “materna”.
Sono la madre di Proust (Jeanne Weil, di famiglia Ebrea 1849-1905) la madre di Antoine de Saint Exupery ( Marie Boyer de Fronscolombe ottima pittrice la definisce Wikipedia, che ha vissuto quasi cento anni , dal 1875al 1972) e Madame de Sevignè(Parigi, 5 febbraio 1626 – Grignan, 17 Aprile 1696), madre di Marie Catherine ma anche della prosa francese.
Il mio percorso comincia con Marcel Proust, con le pagine iniziali della Recherche in cui conosciamo il protagonista bambino… noi siamo ancora in rodaggio, i sette volumi che seguono ci lasciano perplessi, siamo in quel guado delle 40 pagine dedicate all’addormentarsi, che per molti sono stati un passaggio invalicabile… eppure, in quelle pagine in cui “non succede niente” si può trovare già qualcosa, ben prima della madeleine(che è a pag. 46 della mia edizione Oscar tradotta da Natalia Ginzburg!),qualcosa che fa capire che ci si è imbattuti in una scrittura speciale…altri molleranno, ma noi riconosciamo nei turbamenti di quel bambino “maniaco” quando è ora di andare a dormire, nell’enumerare i pensieri contraddittori senza paura di appesantire il racconto, la cifra speciale di Proust e della Recherche: stiamo entrando un un mondo, ricchissimo e complesso, del quale nulla ci sarà negato, dal quale impareremo tantissimo, come se vivessimo un’altra vita oltre la nostra, per di più riflettendoci sopra, “godendo della potenza intellettuale che si possiede nella solitudine”, come afferma Marcel stesso in Giornate di lettura, Einaudi 2003.
“E mi toccò andarmene senza viatico; mi toccò salire uno dopo l’altro i gradini della scala, davvero “a malincuore”: il salire mi faceva male al cuore, che avrebbe voluto tornare dalla mamma, poiché lei non gli aveva dato, baciandomi, licenza di seguirmi.”
I termini “viatico”, “licenza da dare al cuore” portano un’aria religiosa ma anche trobadorica, stilnovista, in questa descrizione del disagio del bambino lasciato senza il bacio della madre; e la descrizione del padre che sta per arrivare, che sale le scale reggendo una candela e che porterà con se una punizione o quantomeno il distacco doloroso dalla madre , è quasi una sequenza alla Hitchcock ed evoca un quadro di de la Tour. Quando Proust dice che risente i suoi singhiozzi di bambino perchè la vita ora tace più spesso, il suo il viaggio verso il tempo perduto sta per cominciare.
Proust è qui oggi a buon diritto per il rapporto con la madre che è uno dei temi portanti dell’opera: il suo bisogno d’affetto esclusivo, da negoziare sempre col padre, con gli amici, con gli ospiti ma soprattutto con le regole sociali, le loro letture, i loro viaggi .
Ma cominciamo con Proust anche perchè è la Recherche che avvicina una parte del pubblico italiano ad una autrice francese grandissima e da noi trascurata, anche dal punto di vista editoriale.
Per tutta la Recherche Proust si misura con la prosa di questa autrice: era la lettura preferita della nonna e della madre, Proust diceva che la prosa francese, la grande lingua del suo paese, era stata plasmata da lei: stiamo parlando di Madame de Sevignè.
Madame nasce a Parigi, è coltissima, frequenta la corte di Luigi XIV, è una “preziosa” assieme alla sua amica Madame de la Fayette ( autrice de La principessa di Cleves, considerato il primo romanzo moderno, uscito nel 1678) e a François de la Rochefoucauld ( quello delle Riflessioni o Sentenze e Massime, del 1678, che complottava nella fronda).
Marie abita nel Marais ( il quartiere oggi più cool della città), in quello che oggi è l’hotel Carnavalet, il museo della storia di Parigi.. nel bellissimo giardino, tra le siepi di bosso passeggiava, pensava, leggeva.. saliva le belle scale distese, scriveva alla figlia alla luce di quelle finestre.
Lei era una giovane vedova con due figli, un maschio, Charles, e una femmina, Françoise-Marguerite; questa è il centro dell’universo affettivo della madre, è a lei che Madame scrive le lettere che l’hanno resa famosa, che hanno plasmato la prosa di Francia dopo Montaigne.
Dobbiamo ricordare che allora le lettere, anche private, erano una letterature di consumo, venivano copiate e lette nei salotti, in pubblico, criticate, lodate, citate. Se ne facevano raccolte e si pubblicavano e quelle di Madame si pubblicarono ben presto, nonostante la nipote ostacolasse la pubblicazione in tutti i modi e distruggesse le risposte che sua madre, Françoise Marguerite, aveva mandato a Madame.
L’anno spartiacque è il 1671 , quello in cui la figlia si trasferisce in Provenza seguendo il marito. E’ la prima separazione: ci saranno momenti di ricongiungimento e altre separazioni, che segneranno il ritmo delle lettere.
Infatti la prima lettera della nostra piccola scelta è del 6 Febbraio 1671..
“Poi andai da Mme de la Fayette, che rinnovò il mio dolore tanto vi prese parte. Era sola, malata e triste per la morte di una sorella suora; era come potevo desiderare di trovarla. Giunse M. de la Rochefoucauld; non parlammo che di voi, dei motivi che avevo d’essere sconvolta..” ( lettera 6/2/1671)
In questa lettera dolente troviamo 3 giganti della letteratura Francese riuniti in un salotto, tristi perchè Madame è triste.
La figlia ha lasciato a Parigi la sua bambina nata da poco… Madame piange per la figlia lontana, a nessuno sembra importare della bambina lasciata sola dalla madre, Madame si preoccuperà che abbia una balia con molto latte, ma l’amore materno è tutto per la figlia adulta che si allontana.
Per non annoiarla non scrive sempre lettere tristi, vuole interessarla, quindi scrive di pettinature, di moda, fa da gazzetta di ciò che accade a Parigi ed in particolare alla corte del Re Sole, le fortune e le cadute in disgrazia di dame e gentiluomini.. da lei ci viene anche il racconto di un episodio famosissimo del regno di Luigi XIV, quello riguardante la fine del grande cuoco Vatel, cui Roland Joffè ha dedicato un film di un certo successo nel 2000, con Depardieu nella parte del cuoco suicida.
“Gourville intanto cercava di porre riparo alla perdita di Vatel; e così fu. Si pranzò molto bene, si fece uno spuntino, si cenò, si fecero passeggiate e giochi e si andò a caccia. Dappertutto si sentiva il profumo delle giunchiglie, l’atmosfera era incantevole. Ieri, che era sabato, si è continuato così. E la sera, il Re è andato a Liancourt, dove aveva ordinato una cena notturna; deve essere ancora lì oggi.
Ecco quel che Moreuil mi ha riferito, perché ve lo scrivessi Vissero così felici e contenti e di tutto il resto non so niente.” ( lettera 6/4/1671).
Le giunchiglie, le lanterne, la bellezza e la perfezione inseguite ad ogni costo… e tutti vissero felici e contenti ed il re ordina una cena notturna… con che grazia e crudeltà la nostra madame mette tutto nelle “giuste” proporzioni, secondo l’etica del tempo, facendoci intravedere quello che Proust chiama ”il cotè Dostoevskij di Madame”.
Madame sa usare anche l’ironia rapida e crudele:
“E tutti si sono rallegrati per la sua morte; mi sembra che non sia per niente diffusa l’usanza di morire quando tanta gente lo desidera” ( lettera 1/3/1680)
Torniamo alle lettere piene di sofferenza per la lontananza della figlia: molto si è scritto su questo amore morboso, sul linguaggio che rimanda a Petrarca, Ariosto, Tasso, Corneille:
“.. Ho paura che il vento sul vostro terrazzo vi porti via; se credessi che potesse portarvi qui in un vortice, terrei sempre le finestre aperte, e vi accoglierei, Dio sa come! Questa è una di quelle fantasticherie di cui non mi stancherei mai”.
Il vento che in un vortice rapisce l’oggetto d’amore e lo porta all’amante giunge dritto dalla casistica amorosa medievale, più adatta a due amanti che a madre e figlia…ma un repertorio letterario cui attingere per gli affetti famigliari non c’è, infatti Lamartine definisce Madame il Petrarca della letteratura Francese, cioè colei che ha aggiornato e completato il manuale amoroso.
E così torniamo a Proust che riconosce in Madame il suo maestro per la prosa , oltre che uno spirito affine a chi ama troppo, come erano la mamma e la nonna, i due numi tutelari della sua vita.
Le lettere di Madame hanno sopportato la censura della nipote (quella Marie Blanche che la madre lascia a Parigi dalla nonna quando è piccolissima e che appare nelle lettere solo in modo marginale, come un personaggio di sfondo), i travisamenti inevitabili, e sono state pubblicate integralmente, dopo molte edizioni parziali, nella Pleiade nel 1978… in Italia nessuno ha ancora avuto questa lungimiranza … In italiano troviamo soltanto la raccolta Alla figlia lontana, una scelta di lettere pubblicata da Editori Riuniti).
Ora passiamo ad un altro autore amatissimo in Francia, da noi collocato nel ruolo a mio avviso troppo parziale dello scrittore per ragazzi: Antoine de Saint Exupery.
Saint Exupery in Italia è soprattutto l’autore de Il piccolo Principe, ma suoi sono testi bellissimo come Volo di notte, Corriere del Sud, Terra degli Uomini oltre che moltissimi articoli e corrispondenze…Antoine nasce in una situazione privilegiata, cresce in una bellissima casa in campagna con tanti fratelli e sorelle, con una madre pittrice che non ostacola la sua indole sognatrice e velleitaria che lo porta ad essere pilota professionista quando l’aviazione era ancora nella fase eroica ed i piloti spesso aprivano rotte, come esploratori dell’aria: Antoine lavora sulla linea Tolosa-Casablanca-Dakar, poi all’Aeropostal Argentina ( Patagonia-Punta Arenas), poi sulla Marsiglia-Algeri, collauda idrovolanti, lavora nella neonata Air France fino alla sua partecipazione alla seconda guerra mondiale. La madre sarà sempre la sua interlocutrice privilegiata. Noi percorreremo questo rapporto e l’avventura della sua vita attraverso le lettere alla madre.
Nelle prime lettere troviamo un Antoine ragazzino che scrive dalla scuola di Parigi e passa disinvoltamente dai suoi risultati in matematica alla morale; lo seguiamo nella sua crescita, con le inquietudini, la smania della solitudine, la voglia di fare, scrivere, i suoi giudizi taglienti ( chi non legge più è un suicida), il suo sguardo curioso e avido sul mondo e sui rapporti umani.
Le ultime sono lettere di guerra, Antoine ha raggiunto un gruppo di aviatori francesi sotto il comando alleato e le lettere, brevissime, raggiungono la madre in modo clandestino, attraverso la resistenza francese.
La nostra lettura si conclude con l’ultima, proprio l’ultima lettera di Antoine alla madre: la guerra incombe anche su queste parole “che epoca disgraziata e mai questa”, ma il senso di domani, del futuro, di quando si potrà dimostrare l’affetto è molto forte ..in realtà Antoine si inabisserà nelle acque del Mediterraneo, l’aviatore cadrà per l’ultima volta, ma il suo è un addio che non finisce mai, un lungo addio alla Raymond Chandler: nelle acque davanti a Marsiglia il 26 settembre 1998 un fortunato pescatore ha trovato nella sua rete il braccialetto d’argento col suo nome e nell’autunno 2003 sono stati recuperate parti del suo Lightning P-38 Loocked, che ho potuto vedere in una mostra a lui dedicata a Tolosa, in Luglio.
Il quaderno completo dei testi di questa tranche si trova QUI
Mère – Rita Chiappini
“Un anno fa è venuta l’idea delle madri letterarie, e perché non discutere di questo?” così dissero; “E’ un anno, mica poco tempo fa!”: “Insomma l’altro ieri”. In un attimo ritrovarsi catapultato al passato, “in due secondi è Natale, in due minuti è finito l’anno”, un abbraccio materno, come quello ricevuto appena entrato, sarà la stessa sensazione di amore intrinseca nel bacio della buonanotte della madre di Marcel? La preziosa Chiappini, pastore maremmano d’alta borghesia, ci conduce, col suo pelo folto e lisciato, come ciechi verso il tunnel caleidoscopico del Tempo: una Recherche che un po’ ci appartiene, è nostra. Una luce sale dalle scale, è una candela, una figura oscura si avvicina a me, ma non è Hitchcock. Col guinzaglio che a tratti si accinge a giochi artistici di giocoleria, ci troviamo, ancora più a ritroso, nella corte di Luigi XIV, il re Sole, dove una dama si addentra tra le righe di un foglio che trabocca tristezza: lettere alla figlia lontana, in quella favelas che è la Provenza. La moda, i suicidi, i pettegolezzi, c’è altro di più importante a cui pensare: le giunchiglie profumanti di sprizzante primavera. È questa scrittura ad effetto bisturi che colpisce, quest’ironia sfrecciante come frecce di Apollo, Madame de Sevignè frutto di un incantesimo prende le sembianze di una vela maestra, si vede il panneggio della sua gonna regale assecondare i sette venti che portano alle porte di Parigi, dove intellettuali come Proust accolgono la sua lingua come fosse il famigerato tesoro dei sette mari. Col muso in su, scorgiamo aerei in volo, eroi del cielo si confondono tra le nebulose dell’universo. Antoine, che scrivendo, pilota verso le sue passioni contrastanti, come il cielo e la terra, il giorno e la notte, il volo e la madre: un porto sicuro il vostro amore. Che epoca disgraziata è mai questa, Barbara che cazzata la guerra.