19 febbraio
In una pausa tra una nevicata e l’altra bevo un tè con una mia ex che è al secondo anno di lettere a Bologna.. . è brava, è seria, è stanca: i suoi non le finanziano un posto letto in città e lei fa la pendolare in treno da Rimini.
Riesce a seguire le lezioni, ha gli occhi sbattuti di tutti quelli che lo hanno fatto per un po’, anche perché negli ultimi 30 (trenta) anni i tempi non si sono abbreviati, il servizio non è più affidabile, i bagni non sono più puliti.
La madre non capisce perché vuole studiare, il padre tace, a lei dispiace perdere le occasioni che la città offrirebbe… sorride comunque, felice di studiare nonostante tutto, io mi arrabbio in silenzio, impotente: con la madre che non solo non l’appoggia ma rema contro, come volesse trattenerla al suo livello, ostacolando la sua voglia di migliorare; col padre che tace e non fa il padre, quello che ti dice “tu puoi fare tutto, sei brava, conta sempre su di me”; con questo paese indifferente allo sforzo dei giovani ( agli sforzi di chiunque, in realtà) , che non appoggia, non premia, nel quale il pulsante dell’ascensore sociale è sempre più in alto.
25 febbraio
A Bologna per una lezione sulle Madri nella Letteratura Francese, mi accompagnano due miei ex studenti della SSIS, ora giovani colleghi che mi faranno da lettori. L’atmosfera tra noi è felice, a loro sembra di accedere ad un mondo di produzione culturale per la prima volta non solo da fruitori, ma in qualche modo da protagonisti, io ho la sensazione del percorso corretto, di un accenno di passaggio di consegne.
Tra il pubblico arrivano anche due miei ex studenti del liceo ora all’Università: hanno una bella aria sicura ed il solito sorriso; quando vado ad abbracciarli uno mi dice che di recente ha riletto le sogliole di 5 anni fa, si è ritrovato assieme ai suoi compagni, è stato come rileggere un diario. Ci diciamo che anche questa osservazione diventerà una sogliola… è come una tessitura che io ho cominciato da sola ma poi e diventata a molte mani , come una rete fatta da un intero piccolo paese di pescatori , una Tellaro che tesse a turno e la rete copre tutta la spiaggia.
La sera mi manda una pagina sull’incontro di Bologna che viene pubblicata sul blog di un altro compagno che ora studia a Milano…la rete cresce, cresce.
4 marzo
Giuliano mi manda un sms da Ginevra, al salone dell’auto c’è anche un po’ del suo lavoro, dei suoi progetti…aveva 14 anni quando, in prima , mi diceva che sognava di disegnare automobili, e riempiva i blocchi di schizzi. Veniva da 50 km di distanza, se la sera andavamo a teatro i genitori lo aspettavano fuori in macchina e lui dormiva mentre tornavano a casa, con un progetto europeo lo avevo mandato in Grecia a fare l’animatore in un campo per ragazzi, aveva apprezzato l’avventura, lo stare fuori casa da solo, le difficoltà ed il senso di onnipotenza… Abbiamo tutti fatto un buon lavoro.