L’associazione Antartide e il Comune di Bologna stanno da tempo organizzando iniziative pubbliche e tavoli di lavoro finalizzati all’elaborazione di un piano per il rilancio del senso civico e del capitale sociale nell’area metropolitana di Bologna.
Il piano avrà come obiettivo lo sviluppo di politiche specifiche che si intreccino con il protagonismo sociale, le attività educative e comunicative che interesseranno la cura e il decoro degli spazi pubblici, i doveri civici, l’accoglienza, la convivenza e la gentilezza. (a questo link l’ultima iniziativa in ordine di tempo, le “parole civili”)
Il sociologo Ilvo Diamanti non casualmente ha sostenuto che per uscire dalla crisi serve più senso civico e parallelamente, in un recente convegno a L’Aquila dedicato alle smart city, si osservava che difficilmente si potranno progettare città “intelligenti” senza comportamenti appropriati delle persone.
Rimandiamo per maggiori informazioni al sito del centro ANTARTIDE
e pubblichiamo l’intervento di Fanny Cappello tenuto alla riunione del Tavolo “Conoscenza educazione e cultura”.
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“DUE PUNTI: “
Il mio intervento, pro quota per Antartide, fa riferimento al paragrafo della coordinatrice prof.ssa Graziella Giovannini intitolato: Leve trasversali del cambiamento e dedicato, in particolare, alle forme di Civismo responsabile. Sostituisco il suo punto conclusivo con due punti a significare che, in piena condivisione, inizio proprio da qui per avviarmi in un territorio ancora in parte da percorrere, esplorare, riempire di temi procedure e finalità (utilizzando il titolo-metafora di una breve raccolta di poesie di Szymborska: Due punti, Adelphi, 1977).
In particolare: Antartide che cosa ha fatto e cosa si propone di fare? I temi e lo stile non sono dettati da un’ispirazione estemporanea. Sono gli stessi degli interventi che caratterizzano da sempre il lavoro di questo Centro: tutto ciò che in ambito istituzionale (scuole, soprattutto) e non solo può contribuire a fare di una città un luogo fisico e un sistema di relazioni civile e partecipe. Non sono solo belle parole, ponticelli leggeri che collegano a un mondo immaginario e impossibile a realizzarsi. Basta analizzare tutto ciò che è già stato fatto. A partire dai tanti cantieri civici nati per prendersi cura di luoghi della nostra città (sottopassaggio del Fossolo; murales dei giardini dell’arcobaleno), alla settimana del saluto, alla campagna della cortesia sui mezzi pubblici, al premio “Bologna città civile e bella” che valorizza, da ben tre anni, tante storie di bolognesi che si distinguono per senso civico. E ancora le tante azioni di sensibilizzazione sui temi più ordinari e straordinari della civiltà: le chewingum gettate a terra, la disdetta intempestiva delle visite mediche, la pulizia dei luoghi pubblici, il risparmio idrico, il rispetto delle strisce pedonali prima che lo imponessero in modo più perentorio le modifiche al codice della strada. Da ultimo il partecipatissimo convegno :”la città civile e cortese” ecc. ecc.
Per il futuro il Piano strategico ci offre l’opportunità di creare al suo interno un tavolo dedicato a tutte le iniziative che, sviluppando il senso civico, contribuiscono a creare ciò che in termini sociologici si chiama capitale sociale (“Mentre il capitale fisico si riferisce agli oggetti fisici e quello umano alle caratteristiche degli individui, titolo di studio, per es., il capitale sociale riguarda le relazioni tra gli individui, le reti sociali e le norme di reciprocità e di affidabilità che ne derivano”. R. D. Putnam, Capitale sociale e individualismo ,Il Mulino, 2004).
Le nostre proposte sono di non abbandonare questi ambiti di intervento, bensì di ampliarli in base ad altre sollecitazioni e risorse disponibili. Lo faremo mantenendo la capacità già dimostrata di aderire al reale, lasciando sullo sfondo le “grandi costruzioni”; con un impegno particolare a non ignorare la complessità della dimensione quotidiana, a non lasciarsi sfuggire la concretezza del dettaglio in cui ciascuno possa, innanzitutto, riconoscersi. Pensiamo che proprio da qui si possa arrivare alla condivisione, passando magari da uno scambio di osservazioni senza conseguenze su come certe cose non funzionino da tempo (i giochi dei bambini ai giardini pubblici, i luoghi del percorso di una malattia, le informazioni che non informano affatto, ecc. ecc.) ad una azione più forte proprio perché incorporata in una rete di azioni sociali reciproche. Magari proponendosi semplicemente come “sensori” per il soggetto cui compete di agire, cercando di essere una voce che dà voce a chi vive, nella realtà, il rapporto con gli altri e con il territorio.
Può capitare che questa saggezza pratica e l’intelligenza troppo concreta delle cose possa essere considerata comune, quasi banale (es. Letizia e Addu). Altre difficoltà ben maggiori possono derivare dalla diminuzione crescente della fiducia negli altri (Diamanti, La Repubblica 30/4/2012), dal fatto che la gente sempre meno vuol convivere con chi ha idee diverse (è sempre più affetta da tribalismo: Sennett, Insieme, Feltrinelli, 2012, pag. 13) in un situazione in cui la quotidianità è di per sé impegnativa.
Nonostante ciò ci anima più di una speranza che anche in questo ambito possa trovare applicazione una pratica osservabile nel mercato dei beni materiali: che l’offerta (per la quale Antartide si candida) arrivi a creare la domanda, di sempre maggiore civismo, attenzione, curiosità ed empatia: es. davanti ad una porta che viene tenuta aperta per altri, ecc. può avere inizio una efficace catena di reciprocità. A sollevare ad un significato alto questa osservazione minima, propriamente a metafora del vivere, è la risposta che diede un grande filosofo del novecento, Levinas, sui principi ispiratori della propria esistenza. Li rappresentò con l’esempio di due sconosciuti davanti alla porta dell’ascensore e il soggetto in cui lui si identificava diceva all’altro: “Prego dopo di lei”.
I riti della buona educazione, su cui Antartide ha lavorato molto nelle scuole e non solo (la giornata del saluto), sia pure minimi come dire “per favore”, “grazie” o “dopo di lei” appena evocato (ma anche il semplice uso del condizionale dubitativo…) possono sembrare poco, ma se li pensate nella quotidianità sono la traduzione pratica dell’idea astratta del rispetto reciproco.
Con tutto ciò non vogliamo preannunciarvi la stesura di un manuale di buone maniere, ma rendere palpabile le nostra intenzione di promuovere progetti che rendano operativa la maggiore attenzione nel confronto degli altri nella collettività e nell’ambiente.
Per concludere, in sintesi: la nostra intenzione e di dar vita ad un laboratorio di idee, che metta in rete sensibilità e disponibilità, per esempio, su:
- Cura e decoro degli spazi pubblici
- Doveri civici
- Educazione permanente alla convivenza civile
Abbiamo sperimentato che in questo campo bastano poche attenzioni per portare a grandi cambiamenti.
Un’idea, la vostra, da condividere in pieno e da diffondere, cosa che farò con la città di Como, mia città di adozione, dove si è avuto il miracolo di un cambiamento.Educare all’etica della responsabilità, alla consapevolezza di far parte di una comunità che richiede l’apporto di tutti è il fondamento per crescere e aiutare a crescere nel modo migliore, nell’interesse di tutti.
Giovanna Corchia