Robert Capa ( 1913 Budapest, Ungheria/ 1954, Thái Bình Vietnam)
A Milano presso lo Spazio Oberdan, fino al 26 Aprile, è in mostra il padre del fotogiornalismo.
La mostra è approdata a Milano dopo il successo delle edizioni di: Roma, Firenze, Genova. Capa è stato celebrato anche a Cremona e a Villa Manin-Codroipo.
L’Esposizione, curata da Beatrix Lengyel e promossa dal Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria e dal Consolato Generale di Ungheria di Milano, presenta al pubblico 78 fotografie in bianco e nero, realizzate nel biennio 43-44.
Fotoreporter di guerra, in oltre vent’anni ha seguito cinque conflitti mondiali (guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la guerra d’Indocina), Capa, al seguito delle truppe Anglo Americane, in questa esposizione, racconta per immagini, lo sbarco in Sicilia del 43 fino ad Anzio. Sono Foto che compongono la serie : Robert Capa Master Selection III dell’agenzia Magnum, da lui stesso fondata nel ’47.
Ripercorriamo lo sbarco degli alleati a Palermo, accolti come eroi in una città dilaniata dalla guerra, e poi il viaggio prosegue verso Troina, un paese fra le montagne in provincia di Enna, dove le colline e gli appezzamenti di terra fanno da cornice agli avvenimenti. Suggestivo lo scatto di un contadino che indica la strada ad un soldato chinato per ascoltarlo.
Capa ha documentato anche l’ accampamento di un’unità chirurgica inglese in una chiesa di Maiori (piccolo centro della costiera amalfitana) e le scene di vita a Fort Schuster (ospedale da campo dell’ufficiale medico Emil Schuster ricavato da una vecchia locanda italiana). Ma ritroviamo anche fotografie, che documentano la collaborazione tra civili e soldati nella piccola Borgata di Radicosa.
La posta centrale di Napoli, ridotta a cumulo di macerie, distrutta da una bomba ad orologeria o il funerale delle giovani vittime del Liceo Sannazzaro, 2 ottobre 1943, dopo le quattro giornate di Napoli, dove le madri straziate dal dolore piangono i loro figli. Come racconta lo stesso Capa “Puntai l’obiettivo sui volti delle donne distrutte dal dolore, che stringevano in mano le foto dei loro bambini morti. Scattai fino al momento in cui le bare furono portate via” .. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove impazzano i combattimenti.
Immagini forti, di sofferenza e speranza, ci rimandano alla recente storia dell’ultima guerra,così dolorosa! Capa riesce a guardare da dentro gli eventi, partecipa al dolore, lo fissa e lo proietta fino a noi, in tutta la sua potenza.