BRIXIA. Roma e le genti del Po.
Un incontro di culture. III-I secolo a.C.
Brescia, Museo di Santa Giulia, 9 maggio 2015 – 17 gennaio 2016
Brixia, nome attribuitale dai romani, dopo i Camuni e i Galli Cenomi, nodo cruciale dell’espansione di Roma repubblicana, verso la Gallia Cisalpina e Transalpina, ottenne per la sua popolazione dallo stesso Giulio Cesare la cittadinanza romana per diventare in seguito parte della X regione romana Venetia ed Histria con Augusto, nell’epoca Imperiale.
Oggi ci offre la possibilità di ripercorre tre secoli della sua storia con la mostra in corso, secoli che precedono il Capitolium, il grande Teatro Romano di Età imperiale, aperti al pubblico , dopo il restauro lo scorso anno.
Con gli ultimi restauri svela proprio la Quarta Aula del tempio Repubblicano, con raffinati affreschi parietali, splendida pavimentazione.
Il percorso si può completare nelle suggestive Domus, poste nelle fondamenta di Santa Giulia, con ii loro sontuosi mosaici, accanto alle sale dei grandi bronzi. conservati prima nel Capitolium ed ora nel museo della Città. Fra tante opere significative trionfa la bellissima Vittoria Alata, fermata in un passo di danza pieno di grazia, dono dell’imperatore alla città per il capitolium a lui dedicato.
In questi mesi, la mostra dedicata ai rapporti fra Roma e le Genti del Po consente di comprendere meglio il retroscena storico artistico che ha visto il completamento del grande Forum… un percorso tra il III e il I sec A.C.
Realizzata grazie al contributo di diverse sovrintendenze, molti musei, decine di istituzioni italiane, quasi discendenti delle genti Padane, travalica Brixia per sfiorare tutta le diverse realtà della pianura dal III-I secolo a.C.
Le genti del Po. La suggestione del grande fiume per Un incontro di culture, dopo scontri laceranti con migliaia e migliaia di morti e accordi più e meno rispettati. Come spesso è continuato ad accadere.
Sarebbe piaciuta a Guareschi. la visione del Po come Spartiacque e Ponte fra varie culture, per un viaggio scientifico, un cammino emotivo, mito e storia insieme, grazie anche ad installazioni multimediali che ci proiettano in contesti e atmosfere di 2000 anni fa..
Altro spartiacque Annibale attraversa le Alpi, determinando una coalizione fra i galli da Sanniti e Galli Senoni contro Roma.
Punti fermi per le datazioni storiografiche, non solo Avanti Cristo, non solo prima dell’Impero, ma prima e dopo la calata di Annibale!
Nel 295 a.C. a Sentino, in una vallata nel cuore delle Marche, l’esercito di Roma e dei suoi alleati sconfiggeva la coalizione dei popoli italici insorti ed aggregatisi intorno ad Annibale. Con questa vittoria Roma affermava il suo dominio sul Nord della penisola, la valle Padana, sottomettendo il territorio Senone, mentre fondava la colonia latina di Rimini.
Nei due secoli successivi alla conquista militare, procede un graduale inserimento dell’Italia settentrionale nel sistema politico romano, concluso, per il contenuto della mostra, nel 49 a.C. con la concessione della cittadinanza a diversi municipia, da parte di Giulio Cesare, che li riconosceva alleati , mentre era impegnato sul fronte gallico e sul fronte politico interno.
Sfogliando come pagine i corridoi museali, si leggono le vicende di questi tre secoli , in un percorso lungo ben 1500 mq. Fra centinaia di reperti emerge la serie di scontri tra Roma e popolazioni locali, considerate dai romani semibarbare, ma che tali non erano: Roma desiderava integrarle nella propria sfera di azione, ma la realtà, fin da allora rivelava molteplici sfaccettature. Le popolazioni che abitavano la valle Padana avevano alle spalle storie molto diverse. Le tribù Celtiche (Insubri, Cenomani, Boi.) avevano ereditato le civiltà dei popoli che abitavano i territori prima di loro: Etruschi, Umbri, Liguri, Celti di ceppo ancora più antico, ne avevano assimilato i costumi e costituivano un’élite politico-militare organizzata. I Veneti erano di provenienza assai antica, con una cultura urbana elaborata e comuni origini con i Latini; al contrario i Liguri, che si consideravano a ragione una stirpe autoctona, erano ancora organizzati sul modello tribale. Ciascuna di queste popolazioni ebbe una propria politica nei confronti di Roma: alcuni furono alleati stabili (Veneti, Cenomani) altri ostili (Boi, Insubri) o divisi al proprio interno (Liguri). La strategia della Repubblica oscillava, a seconda del prevalere delle ragioni del partito “popolare” o di quello “senatorio” veniva attuata una politica aggressiva per guadagnare nuove terre da assegnare a coloni italici (disposti a trasferirsi ) o di collaborazione “amichevole” con i ceti dirigenti e aristocratici locali.
Dai reperti archeologici provenienti dai musei dell’Italia del nord, rinvenuti negli scavi recenti, si ricostruisce un quadro complesso e dinamico che ha molti rimandi con la dimensione contemporanea migrazioni, colonizzazioni, integrazioni, scontri, incontri, cervelli in fuga .
Il filo dell’esposizione inizia con reperti dei corredi funerari e degli scavi nelle varie città padane, propri del IV e III secolo a.C. proiettano l’immagine di civiltà complesse, con capi che esaltano ora il loro livello culturale coltivando la bellezza, ora il ruolo guerriero in un’organizzazione politica avanzata, grazie all’uso della scrittura e l’introduzione della moneta.
Visioni culturali che si confrontano con le colonie fondate a Rimini e a Ravenna, sotto il controllo diretto di Roma. Tra elmi-armi-monete-suppellettili barbari e romani ricordiamo le Lamine in bronzo da Castiglione delle Stiviere, lamine in bronzo decorato a sbalzo, rinvenute in una tomba cenomane. III secolo a.C., un Torso fittile di guerriero da Ravenna, scultura in terracotta raffigurante un giovane guerriero-eroe con balteo e clamide. maturato in un’atmosfera culturale profondamente ellenizzata. III secolo a.C.
Tutti riconoscereste le Kelebe a figure rosse da Adria, grande vaso decorato con figure femminili, rombi concentrici e palmette sul collo,rinvenuto in un corredo funerario del primo III secolo a.C.
Ecco le successive testimonianze di Annibale che oltrepassa le Alpi, al suo seguito insorgono ancora i galli Boi e gli Insubri, le sale sfoggiano le armi degli eserciti contrapposti, recuperate dai corredi funerari o scolpite nei monumenti. Siamo nelle sale dedicate agli anni di guerre. La più significativa provocata dal tentativo dei galli Boi di aggregare i Galli oltre le Alpi contro Roma, conclusasi con il massacro nella battaglia di Talamone.
Ecco a monito anti-insurrezionale l’imponente frontone di Talamone, celebra con solenne drammaticità, la disfatta gallico-punica, del 225 sul promontorio toscano, grazie alla quale Roma conquisterà la valle Padana ( vittoria di Casteggio).
Il Grande Frontone proveniente dal Museo Archeologico “Polveriera Guzman”, in terracotta decorato con altorilievi che rappresentano il mito dei Sette contro Tebe; di forte potenza espressiva sia per i vincitori che per i vinti . Il tutto mediato da architrave e cornice con motivi vegetali su cui corre una sima traforata; ai lati acroteri con cavalli marini, in centro un grande acroterio a palmetta traforata.( è stato datato tra la fine del III secolo a.C. e la metà del successivo).
La pax romana, garantirà la penetrazione culturale e politica di Roma, lo testimoniano tracce di santuari di tipo italico che si aggiungono a luoghi di culto propri del politeismo locale .
Con il II secolo le principali colonie latine e romane, le città alleate (Rimini a Bologna o Piacenza, così come a Aquileia, Padova, Brescia o Milano), presentano caratteristiche comuni. Si dotano di mura, con diverse porte d’ accesso, strade, edifici civili, intorno al foro, le basiliche e i teatri . I grandi templi, i santuari urbani e periferici: testimoniati da resti architettonici fittili figurati di tipo italico ed ellenistico e da statue di culto, in marmo. I nuovi culti, italici e orientali, vengono assimilati ai culti locali:, li riconosciamo ne la Statua panneggiata da Piacenza. firmata dallo scultore attico Kleomenes, e riferibile a edificio di culto, dedicato probabilmente ad Apollo. e ne la Statua femminile da Milano. avvolta in ampio e pesante panneggio.
L’aumento progressivo di ricchezza dell’Italia settentrionale, Gallia Cisalpina in età repubblicana, è verificabile anche nel gusto adottato per le case private: pavimentazioni, con motivi geometrici e a mosaico, invidiabili decorazioni parietali a temi floreali e festoni di frutta, negli oggetti di lusso rinvenuti negli scavi. La prosperità nasceva grazie allo sfruttamento ben organizzato di risorse naturali, di riserve minerarie, e del territorio agricolo, con il controllo delle acque e la distribuzione funzionale delle terre (la centuriazione). Nascevano manifatture locali di vasellame bronzeo, tessuti, laterizi, ceramiche, carpenteria, diffusi poi grazie ai commerci in espansione, tra città, unite da grandi strade consolari. Lo testimoniano tra i vari reperti:
Pavimento in cementizio da Sarsina, decorato da tessere bianche e nere su battuto laterizio. Il tipo di composizione, piuttosto complesso e ricercato, e la fattura suggeriscono un’ispirazione legata a maestranze di formazione centro italica. Fine del II secolo a.C.
Sima policroma fittile da Rimini, decorata da volute e palmette con testa di gorgone e protome leonina; la vivace policromia e la qualità della decorazione attestano l’alto tenore architettonico degli edifici urbani riminesi tra II e I secolo a.C.
Testa di divinità femminile da Alba Pompeia, Torino, di dimensioni colossali riferibile a statua di culto, ispirata a modelli ellenistici. Fine del II- inizi del I secolo a.C.
Il tenore di vita delle popolazioni locali era comparabile a quello dei coloni inviati al nord, da altri territori, lo deduciamo dai corredi dalle stele funerarie attribuibili a romani (in Emilia Romagna e Aquileia) e a Veneti, Cenomani, Insubri, Liguri. l’apparato funerario di un notabile romano sepolto presso Piacenza con iletto funerario in osso di fattura centro-italica e tradizione ellenistica, e quello del capo cenomane di Zevio con resti del carro e vasellame bronzeo.
Letto con rivestimento in osso da Piacenza, Emilia Romagna raffigurante scene dionisiache: un erote o un giovane Dioniso sostiene una cornucopia, ai piedi un’anfora. Sui fulcra medaglioni ad altorilievo con busti di eroti alati e corpi di leoni accosciati. Rinvenuto in una tomba a camera, il letto era stato realizzato da artisti di tradizione centro italica come oggetto rappresentativo del rango del suo proprietario, con riferimenti all’ideologia funeraria greco-ellenistica. Seconda metà del II secolo a.C.
Stele di Ostiala Gallenia da Padova: bassorilievo raffigurante scena di “viaggio agli Inferi”: auriga e uomo, abbigliati in costume romano, con donna vestita invece secondo la foggia veneti, su biga tirata da due cavalli. L’iscrizione sulla stele è una testimonianza importante della fase di transizione dalla veneticità alla romanizzazione. I secolo a.C.
Stele di Komevios, Torino, rinvenuta nell’area di una necropoli celtica (Dormelletto), la stele presenta nella parte superiore una testa maschile ai cui lati si dispongono motivi circolari concentrici, evocativi del disco solare. Nella parte inferiore un’iscrizione in alfabeto leponzio riporta al proprietario, un personaggio di prestigio della comunità indigena. Fine del II secolo a.C.
Splendido l’Affresco da Sirmione, Antiquarium di Sirmione, figura maschile dipinta all’interno di un quadro, su fondo azzurro lago, abbigliata con tunica e toga exigua, tipiche della tarda repubblica, adornata della fascia purpurea, segno di appartenenza all’ordine dei cavalieri; regge tra le mani un rotolo. Nella figura si riconosce l’immagine di un letterato, per il quale è stata suggerita l’identificazione con il poeta Catullo. I secolo a.C.
Sono nello spazio e nel tempo, alla Provincia della Gallia Cisalpina, centro propulsore delle conquiste di Giulio Cesare e baluardo contro le invasioni germaniche, dove le classi dirigenti dialogano all’interno delle diverse aree culturali di provenienza.
Ripercorse le principali tappe storiche della “’unione tra la Roma repubblicana e le genti del Po.”, del profondo mutamento della Gallia Cisalpina, torno a rivedere i volti dei protagonisti, uomini politici e grandi condottieri del periodo,Mario, Silla, Annibale, Emilio Lepido e le carte geopolitiche,
Le Falere da Manerbio, Brescia, in lamina d’argento decorate a sbalzo pertinenti a bardature di cavalli. Metà I secolo a.C.
la Lastra architettonica con Dioniso e Arianna da San Lorenzo in Strada. Rimini, Museo della Città Raffigurante a rilievo l’abbraccio tra Dioniso ebbro e Arianna. Probabile ornamento di un tempio, opera che attesta la completa adesione a canoni artistici ellenizzanti. Metà del II secolo a.C. , opera che mi rimanda alla mostra archeologica a Milano, in Palazzo Reale MITO e Natura…che racconterò a breve.
Per comprendere le dinamiche sociali ed economiche della nuova Gallia, la mostra organizza incontri di approfondimento sull’evoluzione del territorio, trasformato dalla centuriazione delle campagne, dalla nascita delle grandi città. Il ciclo aperto da Luigi Malnati, Soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna, ideatore e curatore della mostra, si concluderà con il tema realtà virtuale per comunicare l’archeologia.
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