Pillole in versi
Maria Rosa Panté
Pillole in versi è un progetto che è nato nella mia mente prima di tutto a causa del Covid, poi perché sono poetessa, infine, e forse è più importante, perché sono docente, responsabile quest’anno dell’insegnamento della educazione civica nel mio Istituto, IIS Lancia di Borgosesia. In questo ruolo, dovrei occuparmi della educazione di cittadini/e consapevoli, attenti all’ambiente e capaci di muoversi nel digitale, responsabilmente.
Proprio per quest’ ultimo aspetto il progetto è importante, perché si occupa della parola. In particolare la prima parte del progetto ha l’obiettivo di far sentire agli studenti/e come la parola sia AZIONE. Sono andata nelle classi aderenti al progetto e ho cominciato a essere sgradevole, irritante, antipatica, insultante, semplicemente con le parole. I ragazzi, ma soprattutto le ragazze hanno reagito perché punte sul vivo, perché davvero bersagliate dalle parole – schiaffo, le parole -pugno.
Dopo questa parte ovviamente si è giunti all’uso della parola che invece accarezza e risana, questa parola è quella della poesia.
La seconda parte del progetto esce dalle classi, anche in tempo di Covid, esce dalla DAD, porta la poesia nei luoghi di cura e per tutti.
I ragazzi/e dalle elementari alle superiori (circa 20 classi e sarebbero state di più se non fossimo finiti in Piemonte in zona rossa) hanno scritto o scelto versi di poesie o canzoni, le hanno scritte in un file, i docenti (anzi le docenti: sono tutte donne, a parte due maschi) hanno raccolto i versi in un file che è stato stampato; ne sono stati fatti dei foglietti che sono finiti in scatoloni di cartone.
Gli scatoloni con scritto PRENDI un VERSO sono stati portati nei luoghi di cura: farmacie, librerie, studi medici, parafarmacie. All’impresa oltre agli studenti/studentesse e alle professoresse e professori, oltre alle farmacie, hanno anche aderito la RSA, il Centro di salute mentale, la Casa della mamma e del bambino e il centro Alzheimer.
Insomma un progetto di comunità. Chi passa da questi luoghi può prendere anche un verso, un foglietto col nome e l’età di chi ha scelto quella poesia lì, proprio quella, proprio per quella persona.
E chi vuole può lasciare il suo verso. Hanno aderito anche poeti affermati, attrici, docenti universitari…
Ora resta da vedere se la gente di Borgosesia vorrà tentare questa particolare cura. E se a Borgosesia fossero refrattari, immaginiamo che qualcun altro in un altro paese possa riprodurre, migliorandolo, il nostro progetto.
Importante è capire che la poesia AGISCE sul nostro essere, su ogni essere, e forse è meglio usare la parola come carezza, la poesia, piuttosto che come schiaffo o peggio.