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Laboratorio di analisi politica 2010: Modernità, allargamento UE e nuove sfide per l’Europa
10 Marzo 2010, 17:00 - 31 Marzo 2010, 20:00
Le vie della modernità: Europa Orientale ed Occidentale a confronto
Con Jean Blondel, Luigi Vittorio Ferraris, Stefano Garzonio
Responsabile scientifico Stefano Bianchini
Sono ormai trascorsi vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino e molti sicuramente ricorderanno quante volte quell’evento fosse stato salutato, allora e negli anni successivi, come un atto decisivo per la “riunificazione dell’Europa”. Il mito che è stato così sollecitato ha poi trovato uno sbocco politico nel complesso processo di allargamento dell’Unione Europea, giunto a maturazione fra il 2004 e il 2007 allorché 10 paesi ex socialisti sono diventati membri a pieno titolo della UE.
10 marzo, ore 17.00
Le vie della modernità: Europa Orientale ed Occidentale a confronto
Jean Blondel, Luigi Vittorio Ferraris, Stefano Garzonio
24 marzo, ore 17.00
Le ragioni dell’allargamento ad Est. Pace e Guerra dopo il 1989
Mario Del Pero, Giuliana Laschi, Francesco Privitera, Luisa Serena Rossi
31 marzo, ore 17.00
Allargamento, identità e multiculturalità: le sfide alla democrazia oggi
Matilde Callari Galli, Giovanna Guerzoni, Nadia Urbinati, Paolo Zurla
Tuttavia, non si è mai riflettuto approfonditamente (per lo meno in Italia) sul significato e sulle implicazioni del processo di integrazione europea; un processo, questo, avvenuto – fra l’altro – in concomitanza con un dibattito (in realtà ristretto ad alcuni ambiti politici e accademici) sul funzionamento e sull’efficacia delle istituzioni comunitarie esistenti e in relazione anche all’affermarsi della globalizzazione.
Con questo ciclo di incontri, rivolto in particolare a giovani, insegnanti e giornalisti, la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna mira ora a sollecitare una riflessione pubblica, corale e innovativa (almeno per il nostro Paese), su alcuni aspetti cruciali dell’allargamento e dell’integrazione europea, focalizzandosi in particolare su come essi abbiano cambiato e continuino a cambiare lo spazio di riferimento, le culture politiche di fondo e l’organizzazione sociale del nostro tempo. Ancorché in ritardo, è giunto insomma il momento, soprattutto per i “Vecchi Stati Membri”, di fare i conti con le implicazioni occidentali della fine dell’esperienza comunista in Europa Orientale, al di là degli slogan, delle speranze e delle illusioni manifestatesi dopo il 1989.
I temi dei tre incontri qui proposti mirano, quindi, a sollecitare la riflessione sul significato e il valore di un cambiamento profondo che è ancora in corso in Europa e che sta ponendo le basi per una trasformazione altrettanto profonda della democrazia. Grazie, infatti, all’integrazione europea, alla globalizzazione, alla mobilità di persone e capitali, al crescente multilinguismo, ai mutamenti scientifico-tecnologici e alle scoperte nel campo della medicina, le nostre società diventano sempre più complesse e diversificate, al punto di dover ormai superare gli schemi omogeneizzanti dello Stato-Nazione ereditato dall’Ottocento per misurarsi con le sfide inedite dei nuovi tempi.
Con l’obiettivo di affrontare, dunque, tali snodi tematici, l’Istituto Gramsci ha identificato tre momenti, qui di seguito descritti, in modo da poter offrire un percorso strutturato di discussione e riflessione collettiva.
10 marzo – ore 17.00
Le vie della modernità: Europa Orientale e Occidentale a confronto
(partecipano: Jean Blondel, Luigi Vittorio Ferraris, Stefano Garzonio)
Uno degli stereotipi più in voga è quello secondo cui l’Europa Orientale sarebbe un’area di tradizionale arretratezza, che necessita di un adeguamento delle proprie strutture al modello occidentale per raggiungere sviluppo e benessere. Questo primo incontro, invece, mira a sfidare proprio tale convinzione. A partire da un recente volume di Stefano Bianchini (Le sfide della modernità: Idee politiche e percorsi dell’Europa Orientale fra XIX e XX secolo, Rubbettino, 2009) si intende discutere dei diversi percorsi che sono venuti maturando in tutta Europa in relazione alla modernità. Seguendo, infatti, itinerari in parte diversi e in parte comuni, sui quali bisogna soffermarsi, i Paesi del Vecchio Continente hanno accumulato un’esperienza complessa, ma di pari dignità, che richiederà – nel prossimo futuro – uno sforzo altrettanto congiunto affinché ci sia reciproca accettazione e disponibilità alla contaminazione, senza le quali l’integrazione europea non potrà realizzarsi. Conoscere, quindi, i percorsi di modernità dell’Occidente e dell’Oriente europei, i loro limiti e le loro potenzialità, permette di acquisire una nuova visione della storia europea recente, nonché la consapevolezza delle reti trasversali di relazioni costruitesi nel tempo. Coerentemente, perciò, una riflessione in questo senso costituisce un passaggio obbligato per quanti vogliano cogliere il retaggio di ciò che unisce e ciò che ancora divide gli Europei nel loro processo di integrazione, in termini culturali, identitari, di aspettative e convincimenti.
24 marzo – ore 17.00
Le ragioni dell’allargamento ad Est. Pace e Guerra dopo il 1989
(partecipano: Mario Del Pero, Giuliana Laschi, Francesco Privitera, Luisa Serena Rossi)
Il secondo incontro vuole entrare nel merito delle “ragioni profonde” che hanno convinto i recalcitranti Paesi membri della UE ad avviare un processo di allargamento ad Est alla metà degli anni Novanta. Un brillante discorso dell’allora ministro tedesco degli Esteri, Joschka Fischer, svoltosi all’Università Humboldt nel 2000 costituisce, sotto questo profilo, un punto di riferimento nevralgico, giacché esso è stato non solo uno dei rari interventi politici dedicati a delucidare le motivazioni a sostegno dell’allargamento, ma perché esso contiene diversi aspetti su cui la tavola rotonda tornerà ad interrogarsi, ossia: il senso e il valore di un progetto politico condiviso dalle classi dirigenti europee; il peso esercitato dal conflitto jugoslavo e dalla diffusione dei nazionalismi; il rischio di una prolungata destabilizzazione ad Est; i rapporti con la Russia; i limiti del metodo funzionalista di Monet e Schuman, che hanno caratterizzato lo sviluppo comunitario durante gli anni della guerra fredda; la necessità di un adeguamento strutturale delle istituzioni comunitarie. In questo quadro, si colloca anche il ruolo internazionale che la UE ha inteso giocare, a partire dall’intervento nelle guerre di secessione jugoslave, e in relazione al protagonismo trascinante degli Stati Uniti, alle esigenze di sicurezza riposte dai paesi post-socialisti nella NATO e alla necessità di assicurare un esercizio della sovranità (politico e giuridico) adeguato alle sfide della globalizzazione, cui gli Stati Membri da soli non sembrano più in grado di far fronte.
31 marzo – ore 17.00
Allargamento, identità e multiculturalità: le sfide alla democrazia oggi
(partecipano: Matilde Callari Galli, Giovanna Guerzoni, Nadia Urbinati, Paolo Zurla)
Il terzo incontro, infine, intende soffermarsi sulle implicazioni che allargamento (e globalizzazione) hanno sull’esercizio della democrazia. E’ un dato di fatto che le società contemporanee – sia per quanto riguarda gli Stati membri, sia per quel che attiene all’Unione Europea nel suo complesso – si stanno sempre più diversificando sotto il profilo economico, sociale, culturale, linguistico, religioso, di genere, generazione, orientamenti sessuali, organizzazioni famigliari, ecc. Migrazioni, nuove professioni, richieste di competenze inedite stanno trasformando il mondo della scuola, del lavoro, della produzione e dei servizi, sfidando consolidate procedure di accesso ai diritti e meccanismi di rappresentanza. In altre parole, la democrazia – sviluppatasi nell’Ottocento all’interno di Stati-Nazione che si volevano omogenei – deve ora fare i conti non solo con le società di massa, ma con le loro diversità e deve poter mettere in campo efficaci strumenti istituzionali e culturali in grado di assicurare la governance delle differenze, pena l’affermazione di politiche fondate sull’esclusione, il razzismo, il predominio e, quindi, la crescita delle tensioni sociali con il rischio di sbocchi anche drammatici. Allargamento e globalizzazione, insomma, possono rappresentare un’occasione unica per riflettere su come cambiano le identità, come s’intrecciano, come esse influiscano sull’organizzazione del lavoro e delle relazioni sociali, e come si possano costruire percorsi condivisi – istituzionali e culturali – di inclusione e contaminazione, senza i quali del resto non si sono mai prodotte opere d’arte, innovazioni e sviluppi positivi per l’intera umanità.
Poiché i temi che s’intendono affrontare presentano a loro volta una poliedricità di sfaccettature da cui non si può prescindere, le tavole rotonde sono state pensate con una forte valenza interdisciplinare, in modo che storici, antropologi, scienziati politici, giuristi, sociologi, studiosi delle relazioni internazionali ed esperti delle politiche comunitarie possano presentare, nell’arco di 20 minuti, la propria visione dei problemi menzionati e quindi interagire fruttuosamente con gli approcci degli altri partecipanti e lo stimolo attivo del pubblico.