Mauro Maggiorani
L’Europa degli altri. Comunisti italiani e integrazione europea 1957/1969
Carocci, Roma 1998
€ 20
Indice
A. Giolitti, Prefazione
Introduzione
1. Un dogmatismo scricchiolante
1.1. Armonie e disarmonie policentriche
1.2. I trattati di Roma: un’opposizione indiscutibile ?
1.3. Così è se vi pare. L’Europa tra politica e propaganda
1.4. Fratture a sinistra
2. Dialoghi e monologhi
2.1. «Chi vede giusto non è mai isolato»
2.2. Coordinamento più riforme
2.3. La battaglia per la sospensione del MEC
2.4. L’Europa dei popoli
3. Alla ricerca del tempo perduto
3.1. Sulla soglia di un nuovo decennio
3.2. Movimenti e fughe
3.3. Un’ “alternativa democratica” per l’Europa
3.4. Sguardi dall’Est
4. La difficile transizione
4.1. Il tempo del dubbio
4.2. Dialogo sulle cose “leggere”
4.3. Bruxelles vicino all’Europa?
4.4. Ricominciare da Yalta
5. Una bussola per l’Europa
5.1. Battiti e impulsi
5.2. Il profumo delle Comunità
5.3. Europa frutto proibito
5.4. Da Roma a Karlovy Vary: il tema della sicurezza
6. L’approdo
6.1. Stagione di bilanci
6.2. Il “denso” Sessantotto
6.3. Marziani a Strasburgo
6.4. Sperimentando le Comunità
Conclusioni
Profili biografici
Orientamenti bibliografici
Indice dei nomi
Scheda
Giunto tardi all’appuntamento con l’europeismo, il Partito comunista italiano ha poi combattuto con convinzione questa battaglia, sino a far coincidere la propria azione con quella tenacemente federalista di Altiero Spinelli; traguardo straordinario per un partito che aveva interpretato il processo comunitario in chiave atlantica e antisovietica.
Quali ragioni indussero il PCI ad abbandonare la linea dell’aprioristico rifiuto nei confronti delle iniziative sovranazionali occidentali?
Muovendo da questo interrogativo l’autore ricostruisce il viaggio dei comunisti italiani incontro alla realtà europea nel periodo compreso tra l’istituzione della CEE (1957) e l’ingresso della prima delegazione comunista al Parlamento di Strasburgo (1969).
Anche in virtù dell’esperienza comunitaria il PCI muterà i propri riferimenti culturali dando vita a un progetto politico teso ad accogliere la logica europeista e a farsi accettare come forza democratica e di governo.
Un volume originale che, proseguendo nella direzione indicata dieci anni or sono da Severino Galante (Il Partito comunista italiano e l’integrazione europea. Il decennio del rifiuto: 1947-1957), dà voce non solo ai vertici del partito, ma anche al mondo intellettuale, ai giornalisti e ai rappresentanti della sinistra giovanile, ai sindacalisti della CGIL e agli aderenti al Movimento dei partigiani della pace.
Singoli e gruppi che, in non rare occasioni, si sono fatti portatori di posizioni autonome rispetto alla linea ufficiale del partito.