“In linea di principio ogni opera che realizzo è una domanda, alla quale non ho risposta, talvolta è una domanda che conduce a un’altra domanda. Il ruolo dell’artista come lo concepisco io è quello di interrogare, non con un testo ma attraverso le immagini, che pongono la domanda a coloro che le guardano. Ogni opera è perciò aperta perché non conosco la risposta. […] Le storie non sono altro che domande, mai risposte”.
(Christian Boltanski)
Con queste parole Christian Boltanski si presentava al pubblico bolognese nel 1997, in occasione della sua importante mostra monografica tenutasi a Villa delle Rose. Le recuperiamo oggi in occasione del quarantesimo anniversario della strage di Ustica, il Memoriale della quale, inaugurato nel 2007 presso il parco della Zucca, è stato progettato proprio dall’artista francese. Un’opera, la sua, che è insieme monumento e museo. E a questo binomio in tensione volgiamo in questa ricorrenza la nostra attenzione, proponendo sia una selezione di articoli che riflettono sull’estetica del tempo e della memoria che attraversa tutta la produzione di Boltanski sia un contributo che presenta potenzialità e peculiarità dell’archivio dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica. Consapevoli che il valore del Memoriale di Ustica, il suo essere una domanda aperta, non si esaurisca nel suo portato artistico-memoriale, ma consista anche nell’essere costante monito per la ricerca critica di una verità storica e di una verità processuale.
Salvatore Alongi – Lorenza Iannacci, Dall’impegno civile alla critica storica. L’archivio dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, in Archivi memoria di tutti. Le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo.
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