LEONARDO SCIASCIA (8 gennaio 1921 – 20 novembre 1989)
In occasione del centenario della nascita di Leonardo Sciascia, la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna desidera ricordarlo attraverso le pagine di alcuni libri e periodici conservati dalla Biblioteca.
Dal 1949 al 1957 Leonardo Sciascia è maestro di scuola elementare. “Sono un maestro elementare che si è messo a scrivere libri”: così diceva in un incontro pubblico con Danilo Dolci, a Palermo nel 1965. Maestro era stato per otto anni e forse senza troppa passione, almeno a giudicare dalle sue parole, anche troppo esplicite – “Non amo la scuola”.
Di quell’esperienza restano le “cronache” da Cronache scolastiche, in Id., Le parrocchie di Regalpetra, (Laterza, 1967). Nella sezione Voci del Verbo insegnare sono riportate le prime pagine: amare, a volte sconcertanti, mai rassicuranti. Un invito alla lettura integrale di un testo poco frequentato, e che pure non potrebbe mancare in un’ideale antologia di pagine scolastiche.
L’articolo: Cronache scolastiche – Fondazione Gramsci Emilia-Romagna (iger.org)
Nel 1960 esce per la prima volta sulla rivista «Mondo Nuovo» un’anticipazione de Il giorno della civetta, il romanzo più famoso di Leonardo Sciascia che verrà pubblicato l’anno successivo dalla casa editrice Einaudi. Qui il numero del 9 ottobre 1960 dove compare per la prima volta.
“Raccontando, Sciascia spiega ai suoi lettori che la mafia non è solo delinquenza, ma un’associazione criminale immersa in una società da essa condizionata sul piano economico, sociale e del costume. Un’associazione che si impone con la violenza e la benevolenza, grazie ai rapporti che mantiene con i ceti dominanti, le forze politiche del governo e gli apparati pubblici”.
Così ne parla Emanuele Macaluso nel volume Leonardo Sciascia e i comunisti (Feltrinelli, 2010)
Nel 1966 Sciascia pubblica A ciascuno il suo, un romanzo poliziesco ambientato in una calda estate siciliana del 1964.
Italo Calvino, in una lettera a Sciascia, commenta il romanzo con queste parole:
“È insomma un ottimo Sciascia, che si affianca al Giorno della civetta e lo supera, perché c’è più ironia, perché la presenza del nume tutelare Pirandello non è affatto marginale, perché si vede che viene dopo Il Consiglio d’Egitto. La commedia di caratteri e la saggistica storico-letterario-sociologica trovano un punto di fusione di cui tu solo, nella narrativa d’oggi, possiedi la formula”.
Di seguito la lettera completa pubblicata nel numero monografico di Panta. Sciascia, a cura di Matteo Collura (Bombiani, 2009)
Leonardo Sciascia ha anche collaborato dal 1969 fino alla sua morte con la siciliana Casa Editrice Sellerio, scrivendo più o meno tutti i risvolti di copertina dei volumi pubblicati.
Sono tutti raccolti in Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero La felicità di far libri, a cura di Salvatore Silvano Nigro (Sellerio Editore, 2019).
Si tratta di “brevi e rapidi lampi critici, pagine critiche” si legge nella testimonianza di Maurizio Barbato, che parlano “a chi il libro lo sfoglia in libreria per comprarlo, al compratore che pesa il libro dai risvolti, dalle noterelle introduttive, dalle avvertenze, e da quant’altro si apre all’attualità in cui il compratore è immerso, a quanto si connette al momento in cui il compratore è contemporaneo, se è capace, di annientare quell’attimo e dargli il proprio orizzonte di libro”.
Concludiamo questo elenco di consigli di lettura con una nota di Leonardo Sciascia su Antonio Gramsci, ripresa la scorsa settimana da Adriano Sofri nella rubrica “Piccola Posta” (Il Foglio, 2 gennaio 2021).
“A questo punto, crediamo venuto il momento di citare Gramsci, e di rifarci al suo punto di vista. Bisogna tener conto che egli scrive in carcere, non ha a soccorrerlo che pochi libri e la sua limpida e certa memoria: e in quel silenzio fisico che lo circonda, che porterebbe altri alla fiacchezza e alla disperazione, egli miracolosamente diviene, idealmente accanto a Benedetto Croce, l’uomo più libero che sia possibile trovare nell’Italia del fascismo. Non diciamo libero nel pensare politico soltanto, ma nella più ampia e sconfinata libertà intellettuale”.