La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna ha deciso di ricordare il centenario della nascita di Enrico Berlinguer (25 maggio 1922 – 11 giugno 1984) attraverso la pubblicazione di una selezione di materiali conservati nei propri archivi. L’obiettivo è quello di restituire alcuni frammenti delle tematiche che hanno caratterizzato l’impegno politico ed intellettuale del segretario generale del Partito comunista italiano.
I materiali sono suddivisi in quattro sezioni:
- «La prospettiva di una nuova società»
- La scelta europea
- L’impegno per la pace
- Il legame con Bologna
All’interno di ogni sezione è possibile consultare manifesti dalla banca dati Manifestipolitici.it e fotografie dall’archivio della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
Vi sono anche degli estratti di registrazioni di comizi, resi per la prima volta disponibili dopo un importante progetto di digitalizzazione.
Vi è anche nell’ultima sezione il video di Enrico Berlinguer alla festa dell’Unità del 1974 a Bologna conservato da Aamod Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e Democratico.
In fondo alla pagina vi è una bibliografia essenziale con dei suggerimenti di approfondimento.
La selezione dei materiali e la definizione del percorso sono a cura di Calogero Laneri, dottorando in Scienze Politiche presso l’Università di Pisa.
Per muoversi tra le quattro sezioni cliccare sui pallini qui sotto, e scorrere in basso la pagina.
Enrico Berlinguer è stato senza dubbio una delle personalità politiche più rilevanti della storia del comunismo italiano. Nella sua parabola, lotta politica e ricerca intellettuale appaiono come esercizi legati in maniera indissolubile. È alla luce di questo dato che possiamo rileggere il pensiero politico di un comunista italiano mosso dalla volontà di interpretare e rinnovare la «via italiana al socialismo», fondamento dell’originalità dell’esperienza storica del Pci.
Con il proprio intervento, Enrico Berlinguer chiude l’assemblea dei duemila lavoratori comunisti lombardi tenutasi il 30 gennaio 1977 al Teatro Lirico di Milano. Come aveva già fatto in occasione dell’assemblea degli intellettuali svoltasi a Roma quindici giorni prima, il segretario del Partito comunista italiano indica nell’austerità un’«occasione per trasformare l’Italia».
Estratto n. 1
«Da questi problemi non dobbiamo lasciarci sommergere. Dobbiamo tenere la testa sopra il pelo dell’acqua, per pensare, ragionare e guardare lontano; per guardare, cioè, lontano dall’immediato, per staccarci dalle vecchie rive e approdare a lidi nuovi»
«Molti non si sono ancora resi conto che l’Italia si trova ormai davanti un dilemma drammatico: o subire il corso delle cose così come stanno andando, e scendere di gradino in gradino la scala della decadenza, dell’imbarbarimento della vita, e quindi anche, prima o poi, di un’involuzione politica reazionaria; oppure guardare in faccia la realtà, guardarla a tempo, non rassegnarsi però e cercare di trasformare una traversia così densa di pericoli e di minacce in una occasione di cambiamento che possa essere anche un balzo di civiltà. Non dunque una sconfitta ma una vittoria dell’uomo sulla storia e sulla natura»
Estratto n. 2
«Uscire, sia pure gradualmente, dai meccanismi e dalla logica che ha presieduto lo sviluppo italiano di questi ultimi venti-venticinque anni, dai suoi pseudovalori e persino, come notava giustamente il compagno Lama, dalle abitudini che esso ha creato. Bisogna invece introdurre nella società e nell’economia italiana almeno alcuni, diciamo noi, dei fini, dei criteri, dei valori, dei metodi, che sono propri dell’ideale socialista»
«Qualcuno, sentendoci parlare tanto di austerità, ha creduto di poter fare della facile ironia: forse voi comunisti state diventando degli asceti, dei moralisti. Risponderò con le parole che disse, mentre infuriava ancora la guerra nel Vietnam, il primo ministro di quel paese, compagno Phan Van Dong: “il socialismo non significa ascetismo. Sostenere una simile argomentazione sarebbe ridicolo, reazionario. L’uomo è fatto per essere felice: solo che non è necessario, per essere felici, avere un’automobile… Oltre un certo limite materiale le cose materiali non contano poi gran che; e allora la vita si concentra nei suoi aspetti culturali e morali. Noi vogliamo che la nostra vita sia una vita completa, multilaterale, ricca e piena, una vita nella quale l’uomo esprima tutti i suoi valori reali. È questo che dà un senso alla vita, che dà valore a un popolo”».
Per approfondire:
Austerità, occasione per trasformare l’Italia
(Editori Riuniti, 1977)
Il rapporto tra il Partito comunista italiano e il processo di integrazione europea si sviluppa in un vasto arco temporale nel quale il partito rivede radicalmente la propria posizione. La netta opposizione assunta dai comunisti a partire dal secondo dopoguerra viene via via sostituita da un cauto interesse animato da figure come, tra le altre, quella di Giorgio Amendola. È però sotto la segreteria di Enrico Berlinguer che giunge a maturazione la piena adesione alla prospettiva europeista. Per il segretario del Partito comunista italiano, infatti, quello europeo non rappresenta solo uno dei tanti fronti internazionali, ma caratterizza e influenza la definizione dell’orizzonte concettuale verso il quale Berlinguer vuole condurre il proprio partito.
I lavori del XV Congresso del Partito si svolgono a Roma, al Palazzo dello Sport, dal 30 marzo al 3 aprile del 1979. Tra i compiti assegnati all’importante assise vi è quello di varare un programma in vista delle prime elezioni europee fissate per il giugno seguente. Non può mancare, nelle conclusioni di Enrico Berlinguer, un richiamo allo storico appuntamento elettorale.
Estratto
«I comunisti italiani, respingendo ogni visione acritica e retorica dell’Europa, hanno colto tutta l’importanza che assume oggi la Comunità europea. I singoli stati nazionali europei, presi separatamente, sono entità troppo esigue per poter far fronte con successo ai problemi nuovi. Agendo isolatamente, questi paesi, particolarmente i più deboli, sono destinati inevitabilmente ad assumere una posizione subalterna rispetto alle grandi potenze ed aree economiche»
Per approfondire:
Relazione di Enrico Berlinguer, Segretario generale del Pci, al 15° Congresso nazionale del Partito comunista italiano (1979)
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta i già precari equilibri internazionali vengono turbati da un’allarmante corsa al riarmo. È in questo contesto che la parola d’ordine pacifista, già centrale nella storia politica di Enrico Berlinguer, acquisisce rinnovata importanza. Nei lunghi mesi che vedevano l’acuirsi della tensione tra Urss e Usa – con il dispiegamento dei missili SS-20 nei paesi del Patto di Varsavia e dei Cruise e dei Pershing 2 nell’Europa occidentale – il Pci si pone alla testa dei movimenti pacifisti, riallacciando quel rapporto con le mobilitazioni di massa che le vicende degli anni Settanta avevano incrinato.
Il 17 febbraio 1980 duecentomila persone si accalcano in piazza della Signoria – e negli spiazzi attigui – al grido di Prima di tutto la pace. Dal palco della manifestazione fiorentina Enrico Berlinguer pone l’accento sui rischi, fatali, di un conflitto condotto con le nuove armi nucleari.
Estratto n. 1
«La pace è un bene supremo, un bene di tutti. Per garantire questo bene è indispensabile l’azione di tutti: singole persone, organizzazioni, istituzioni nazionali e internazionali di ogni genere. In questa battaglia bisogna saper unire tutte le forze, al di là delle differenze di classe, di ideologie, di orientamento politico. Perché oggi occorre una mobilitazione così ampia e così unitaria? Perché se è vero che la guerra non è inevitabile è anche vero che essa non è impossibile e, proprio oggi, questo è un pericolo che si è fatto più vicino»
«Parlo di una guerra che l’umanità non ha sinora conosciuto ma che, ove mai dovesse conoscere, sarebbe l’ultima perché equivarrebbe alla sua fine. La potenza distruttiva degli ordigni bellici ha infatti raggiunto oggi un grado così micidiale che si stenta a immaginare e di cui è difficile rendersi conto pienamente»
Estratto n. 2
«Questo allarmante processo di estensione del numero di paesi che possono dotarsi di armi nucleari risolleva e rende pressante la necessità di un grande movimento nazionale e mondiale con un obiettivo: arrestiamo la corsa agli armamenti, siano messe al bando le armi atomiche nucleari! Non c’è uomo, non c’è donna, non c’è giovane che non possa essere conquistato su questa causa. La corsa agli armamenti ha raggiunto ormai proporzioni che fanno crescere ogni giorno il pericolo di conflitti armati e portano a dispersioni di ricchezze che sono intollerabili in un mondo in cui centinaia di milioni di persone soffrono ancora del sottosviluppo, l’arretratezza, la fame, la denutrizione, la sete, le epidemie, l’ignoranza»
Estratto n. 3
«Da questa Italia che è sede e centro della Chiesa Cattolica e in cui al tempo stesso vive e combatte uno dei partiti comunisti più forti e stimati del mondo, da questa nostra Italia può e deve venire un potente e intelligente contributo per la vittoria della pace: per assicurarla a noi stessi, ai bambini di oggi e alle giovani generazioni che seguiranno. Compagne, compagni, cittadini, viva la pace!»
Per approfondire:
Idee e lotte per la pace (Cuen, 1986)
Dalle Feste de l’Unità ai congressi, passando per le conferenze, le manifestazioni e le campagne elettorali, sono numerose le storiche occasioni che hanno visto la presenza di Enrico Berlinguer nella città di Bologna. Commosso sarà poi l’omaggio che, dopo la tragica scomparsa, la città simbolo della buona amministrazione comunista decide di tributargli.
La 1a Conferenza nazionale degli amministratori comunisti si tiene al Palazzo dello Sport di Bologna dal 27 al 29 ottobre 1978. All’iniziativa prendono parte più di quattrocento amministratori regionali, provinciali e comunali eletti nelle fila del Pci. Il convegno viene chiuso dall’intervento di Enrico Berlinguer.
Estratto n.1
«Mi riferisco, prima di tutto, a quelle regioni, province e comuni che, come qui a Bologna e in Emilia, ma anche in altre località del nostro Paese, hanno da lungo tempo amministrazioni di sinistra, le quali con le loro realizzazioni sociali e civili, e con i loro metodi di governo e di gestione del denaro pubblico, hanno costituito e costituiscono non diciamo un modello […] ma un esempio, studiando il quale c’è sempre da imparare!»
Estratto n. 2
«Tornate dunque, compagne e compagni, con nuovo slancio, con nuova fiducia e sicurezza ad attendere ai difficili, faticosi, complessi compiti che vi aspettano, come consiglieri, assessori, sindaci, presidenti di assemblee e di giunte. Tornate più forti, per quello che da questa conferenza avete tratto di esperienze, di insegnamenti, di chiarezza; con la certezza che tutto il partito, dalla direzione alla più piccola sezione, sorreggerà il vostro lavoro con la solidarietà e con lo stimolo costante, perché raggiungiate nuovi traguardi nell’interesse dei vostri concittadini e dell’intero popolo italiano»
Per approfondire:
Berlinguer a Bologna (1984)
DATA |
1974 |
DETTAGLI |
Durata: 00:20:00 | Colore: b/n | Sonoro: sonoro |
LIVELLO |
documento |
OGGETTO |
Tipologia: non fiction | Stato: finito |
ABSTRACT |
Bologna, 1974. Enrico Berlinguer alla manifestazione conclusiva del Festival Nazionale de l’Unità. Riprese della grande affluenza di cittadini provenienti da tutta Italia a Bologna, in occasione del Festival de l’Unità e del 50° anniversario della fondazione del quotidiano comunista |
Bibliografia essenziale
- Fiori G., Vita di Enrico Berlinguer, Roma-Bari, Laterza, 2022
- Ciofi P., Lopez G. (a cura di), Berlinguer e l’Europa. I fondamenti di un nuovo socialismo, Roma, Editori Riuniti, 2016
- Liguori G., Berlinguer rivoluzionario. Il pensiero politico di un comunista democratico, Roma, Carocci, 2014
- Barbagallo F., Enrico Berlinguer, Roma, Carocci, 2014
- Barbagallo F., Vittoria A. (a cura di), Enrico Berlinguer, la politica italiana e la crisi mondiale, Roma, Carocci, 2007
- Pons S., Berlinguer e la fine del comunismo, Torino, Einaudi, 2006
- Maggiorani M., Ferrari P. (a cura di), L’Europa da Togliatti a Berlinguer. Testimoni e documenti 1945-1984, Bologna, il Mulino, 2005
- Berlinguer a Bologna, a cura della Federazione del Pci di Bologna, 1984
Grazie
Grazie infinite
Giovanna
Grazie a lei!