La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna in occasione della Festa dei Lavoratori, 1° maggio 2024, presenta un intervento di Marica Tolomelli, professoressa di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, dal titolo La solidarietà nel lavoro
Il video dell’intervento è disponibile qui su questa pagina e sul canale YouTube della Fondazione
Andando alle origini di questa festività dobbiamo ricordare che il 1° maggio nasce fin da subito con una duplice valenza esplicita: come manifestazione di lotta e di festa, a cui va aggiunta una connotazione politica-simbolica.
L’idea di indire una giornata internazionale del lavoro risale alla fine degli anni Ottanta dell’800. Rientra in un periodo storico in cui stava prendendo forma un movimento operaio organizzato, che si era dotato di forme di rappresentanza economica e politica nei sindacati e partiti operai e socialisti. Gli eventi di Chicago del 1886 portarono a lanciare una proposta di festa internazionale del lavoro. Eventi come lo sciopero di Chicago del 1886, gli scontri, la repressione, l’attentato dinamitardo di Haymarket square, poi gli arresti, la condanna a morte degli accusati che rapidamente divennero i “martiri di Chicago” sono un esempio paradigmatico di queste dinamiche di lotta per contrastare condizioni di lavoro insopportabili. Al centro degli incidenti di Chicago vi era la rivendicazione della giornata lavorativa di 8 ore, obiettivo che aveva iniziato a circolare anche in Europa sin dalla metà degli anni Sessanta su iniziativa della I Internazionale, poi rilanciato e represso in occasione della Comune di Parigi del 1871, e, ancora, ripreso dai sindacati statunitensi negli anni Ottanta.
L’indizione di quella giornata diede forma al valore prioritario su cui il movimento operaio si stava affermando nella storia: la solidarietà: solidarietà di classe, solidarietà internazionale o universale espressa nel concetto di unione operaia o nella parola d’ordine operai/lavoratori di tutto il mondo unitevi! Unione operaia invocata da una donna, Flora Tristan, che nel suo manifesto Union Ouvrière del 1843, lanciava idee e parole d’ordine poi divenute più popolari con la pubblicazione del Manifesto del partito comunista a opera Marx e Engels pochi anni più tardi (1848).
Oggi il senso del Primo maggio risiede nel richiamare l’attenzione sul fatto che anche quando sussunto alle più comuni e radicate forme di mercificazione, il lavoro umano è qualcosa di diverso, una merce particolare, che resiste e si sottrae ai principi della mercificazione e che così deve continuare a fare se non vuole perdere la sua condizione di umanità.
In questo senso il Primo maggio non è solo il risultato di una lunga storia ma porta con sé anche un monito di cui è doveroso tener conto nell’affrontare i problemi del lavoro oggi e nel futuro.
Immagini tratte dalla banca dati Manifestipolitici.it e dall’Archivio della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.