“Posso dire che scrivo per comunicare perché la scrittura è il modo con cui riesco a far passare delle cose, delle cose attraverso di me, delle cose che magari vengono a me dalla cultura che mi circonda, dalla vita, dall’esperienza, dalla letteratura che mi ha preceduto a cui io do quel tanto di personale che hanno tutte le esperienze che passano attraverso una persona umana e le rimetto in circolazione. È per questo che scrivo; per farmi strumento di qualcosa che è certamente più grande di me e che è il modo come gli uomini guardano, giudicano, commentano, esprimono il mondo, farlo passare attraverso di me e rimetterlo in circolazione. Questo è uno dei tanti modi con cui una civiltà, una cultura, una società vive assimilando esperienze e rimettendole in circolazione”.
(Italo Calvino, 11 maggio 1983)
Così si esprimeva Italo Calvino, rispondendo alle domande postegli dagli studenti degli istituti scolastici di Pesaro, nella primavera del 1983.
Vi proponiamo la trascrizione dell’intera intervista collettiva, pubblicata ne Il gusto dei contemporanei, Quaderno n. 3 (1987). Si tratta di una testimonianza preziosa, nella quale Calvino affronta con intensità, pudore e grande onestà intellettuale lo statuto stesso dello scrivere, oltre che pagine significative della sua vita.
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