Nel 2021 ricorre il centenario della nascita del Partito Comunista Italiano.
E’ un’occasione per riflettere e studiare quella vicenda politica, fondamentale nella storia politico-culturale italiana del Novecento. La Fondazione Gramsci
Emilia-Romagna prevede una fitta serie di attività dedicate con particolare, benché non esclusiva, attenzione alla esperienza dell’Emilia-Romagna.Nell’ambito di Quante storie nella Storia 2021 presentiamo una mappa interattiva, una galleria virtuale degli archivi del Pci conservati dalla Fondazione Gramsci
Emilia-Romagna, attraverso le diverse tipologie di documentazione che il partito ha prodotto dalla sua nascita fino alla trasformazione in un diverso soggetto politico.
Grazie a una struttura interrogabile in maniera libera, si propone di fornire un primo orientamento tra i materiali conservati, che testimoniano il mutamento delle forme della politica, le modifiche nelle pratiche e nella propaganda così come le persone che di questa storia, a diversi livelli, hanno fatto parte.
Alcuni tra i materiali: documenti di archivio, audio, fotografie, manifesti, volantini, video, interviste, libri
Per sfogliare la galleria seguire le frecce, e all’interno di ogni decennio sarà possibile trovare una galleria con una selezione di materiali rappresentativi.
1921
Il Partito Comunista d’Italia nacque a Livorno il 21 gennaio 1921, come sezione italiana dell’Internazionale Comunista.
Riviste come L’ordine nuovo e Il Comunista, furono, da subito, un veicolo importante della riflessione politica in atto all’interno del partito. Rassegna comunista, in particolare, pubblicando articoli provenienti da diversi paesi, testimonia lo strettissimo legame tra la sezione italiana e l’Internazionale.
1922-1943
Lettere, cartoline e fotografie dall’esilio o dal confino, giornali e volantini clandestini: questi sono i principali materiali prodotti dai militanti comunisti negli anni del regime fascista, durante il quale il partito era stato messo fuorilegge.
Per sfuggire dalle maglie delle polizie fasciste, spesso i materiali più compromettenti venivano stampati a caratteri minuscoli, su carta leggerissima e facilmente ripiegabile per poter essere nascosti agevolmente nei casi di pericolo.
Per i membri del partito, in Italia e all’estero, la possibilità di un arresto era infatti un rischio concreto. Le forze dell’ordine erano in possesso delle foto segnaletiche dei militanti ritenuti più pericolosi, come il futuro sindaco di Bologna Giuseppe Dozza.
Le lettere scambiate tra Paolo Betti e Lea Giaccaglia, protagonisti di una tormentata vicenda di arresti, carcerazioni e confini ad opera del regime fascista, così come il carteggio intercorso tra Orlando Argentesi e la futura moglie nei mesi di confino a Ponza, sono documenti di inestimabile valore capaci di raccontare storie di antifascismo, amore, profondità di pensiero in tempi di ferro e di fuoco.
1943-1946
Il Partito Comunista Italiano fu tra i grandi protagonisti della lotta di Liberazione, come testimoniano le carte del Comando Unico Militare (CUMER) e del Triumvirato Insurrezionale dell’Emilia-Romagna. Gli opuscoli scritti da Palmiro Togliatti, segretario del partito, vennero letti, commentati, passati di mano in mano negli ultimi mesi di guerra.
Il referendum tra monarchia e repubblica, così come le prime elezioni amministrative e politiche del 1946, rappresentarono un ritorno alla politica attiva per milioni di italiane e italiani, dopo gli anni del regime fascista: i manifesti di propaganda fiorirono sui muri della città.
Le fotografie d’epoca immortalano il primo Consiglio Comunale, guidato dal sindaco comunista Giuseppe Dozza, che si impegnò fin da subito nella ricostruzione della città, martoriata da mesi di bombardamenti alleati e devastata in molte sue parti.
Anni ‘50
Nella cornice della Guerra Fredda, le elezioni del 1953 inasprirono ulteriormente lo scontro politico in Italia. La cosiddetta “legge truffa”, che sanciva un premio di maggioranza alla lista che avesse superato il 50% dei voti, trovò una ferma opposizione del Pci e venne abrogata l’anno successivo.
Le donne furono tra i principali soggetti verso cui si indirizzò l’attenzione del partito, attraverso la rivista Noi donne e una capillare opera di promozione della partecipazione politica nelle città e nelle campagne.
Le case del popolo diventarono i centri di organizzazione, di discussione e di svago del partito in ogni zona cittadina, in particolar modo nelle periferie, così come nei comuni della provincia bolognese.
L’Istituto di studi Anselmo Marabini, fondato nel 1949 con il nome Scuola nazionale e provinciale quadri, fu uno dei maggiori centri di formazione per la classe politica comunista a livello locale e nazionale. I volumi a disposizione degli allievi rappresentano il nucleo originale di quella che, diversi anni dopo, sarebbe diventata la biblioteca dell’Istituto Gramsci e fanno ancora parte del patrimonio dell’attuale Fondazione.
Gli anni Cinquanta sono anche un periodo di grande diffusione delle riviste di intervento politico e culturale prodotte dal partito, come Rinascita e Vie Nuove.
Anni ‘60
Con la decolonizzazione e l’inizio della guerra nel Vietnam, i temi di interesse mondiale entrarono ancor più decisamente nella politica nazionale e locale nel corso del decennio Sessanta: furono gli anni del terzomondismo, del richiamo alla solidarietà tra i popoli e delle marce per la pace.
Altri “mondi”, interni ai confini nazionali, furono centrali nel corso del periodo, e il Pci cercò di non farsi trovare impreparato soprattutto a livello locale. La salute sul posto di lavoro, il femminismo e l’antiautoritarismo scolastico e universitario, temi del movimento studentesco e della nascente Nuova Sinistra, trovarono terreno fertile anche tra i militanti del partito comunista, come dimostra il ruolo ricoperto dalla Sezione Universitaria Comunista nelle lotte bolognesi del ‘68 studentesco e dell’autunno caldo operaio del ‘69.
Il ‘68 fu anche un anno di grandi aspettative e di grande crisi per il movimento comunista internazionale, che vide nella Primavera di Praga e nella successiva repressione da parte dell’esercito sovietico un momento di profonda riflessione all’interno del partito italiano, di prese di posizione e di laceranti addii.
Anni ‘70
Gli anni Settanta furono un decennio cruciale per la storia italiana. Il partito, a livello nazionale, visse in questo periodo l’apice del consenso tra la popolazione e, contemporaneamente, l’inizio di un declino elettorale, ma anche di capacità di lettura e di intervento sulla tumultuosa realtà del paese.
Il comunista Guido Fanti, successore di Dozza come sindaco di Bologna dal 1966, venne eletto come primo presidente della neonata regione Emilia-Romagna nel 1970; fu il suo compagno di partito Renato Zangheri, intellettuale e storico, a prendere il suo posto alla guida del Comune in seguito alle elezioni amministrative dello stesso anno.
Di straordinaria importanza furono le sfide affrontate nel corso dei due mandati da sindaco di Zangheri, coincidenti con gli anni del terrorismo e delle trame eversive, che colpirono duramente Bologna in occasione delle stragi sul treno Italicus (1974) e della stazione (1980). Al contempo, il primo cittadino si trovò faticosamente a mediare con la protesta giovanile coagulatasi nel movimento del ‘77, culminata con i tragici eventi del marzo e l’uccisione dello studente Francesco Lorusso. Durante gli ultimi anni della sua amministrazione, prese corpo un tentativo di ricucire lo strappo attraverso politiche culturali mirate ai giovani.
In questo contesto, fu proprio l’Istituto Gramsci a cercare di porsi come punto di raccordo tra università, studenti e politica cittadina, come testimonia l’appello del 21 marzo, firmato da accademici e personalità della cultura locale.
I Settanta furono anche gli anni del colpo di stato in Cile, della crisi petrolifera, del referendum sul divorzio. Gli appassionati dibattiti alla Sala Sirenella, nella storica Casa del Popolo Corazza del quartiere San Donato, furono momenti di riflessione e partecipazione di notevole importanza per molti e molte militanti provenienti da tutta la città.
Anni ‘80
Tristemente inaugurato dalle stragi di Ustica e della stazione di Bologna, il decennio Ottanta fu l’ultimo attraversato dal Pci, che si sarebbe trasformato in un diverso soggetto politico agli esordi di quello successivo.
Furono gli anni del referendum sull’aborto (legge 194) e sulla scala mobile, della lotta contro la droga (in particolare, l’eroina), delle Feste dell’Unità di Bologna sempre più grandi, della questione morale e della commozione per la morte del segretario del Pci Enrico Berlinguer, avvenuta nel 1984.
Sempre nel 1984, per il sessantennale del quotidiano, venne avviata una sottoscrizione per l’Unità, da qualche anno in forte flessione di vendite, che culminò con un concerto a cui presero parte anche Lucio Dalla e il suo clarinetto. Tango e Cuore, i supplementi satirici allegati all’Unità rispettivamente dall’86 e all’88 e dall’89 al ‘91, furono un tentativo riuscito di portare un vento di freschezza all’interno del giornale, oltre a coagulare al proprio interno diversi protagonisti presenti e futuri della satira italiana.
Diretto da Walter Tega, nel corso del decennio l’Istituto Gramsci promosse e organizzò un grande numero di seminari, approfondendo in particolare la storia politica ed economica della regione Emilia-Romagna grazie a intellettuali di grande valore come Pier Paolo D’Attorre.
La caduta del Muro di Berlino rappresentò un momento cruciale per il partito, all’interno del quale prese corpo una riflessione, in realtà iniziata già negli anni precedenti ma accelerata dal precipitare degli eventi, che lo porterà allo scioglimento e alla trasformazione nel Partito Democratico della Sinistra.
1991
A settant’anni dalla nascita, a conclusione del XX Congresso del Pci tenutosi a Rimini dal 31 gennaio al 3 febbraio 1991, venne ufficializzato lo scioglimento del partito e contestualmente la fondazione di un nuovo soggetto politico, erede del precedente, con il nome di Partito Democratico della Sinistra (Pds).
L’Archivio Audio è composto da 2.036 pezzi di cui 512 bobine, 1.357 audiocassette e 167 dischi.
L’Archivio Audiovisivo è composto da 360 pezzi di cui Film e documentari, pellicole in 8, Super8, 16 e 35 mm. E’ conservato presso la Fondazione Cineteca di Bologna
Il materiale iconografico è composto da 12.000 manifesti, 4.000 volantini, 1.000 cartoline, 45.000 fotografie.
Manifestipolitici.it, la banca dati sul manifesto politico e sociale contemporaneo, è un progetto promosso dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
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