Il 12 e 13 maggio 1974 si è svolto in Italia il primo referendum abrogativo della storia della Repubblica. Promosso dalla Democrazia Cristiana, si proponeva di abrogare la legge istitutiva del divorzio entrata in vigore nel dicembre del 1970.
33.023.179 elettori si recarono alle urne, il 59,26% votò contro l’abrogazione della legge. Fu un momento importante nella storia italiana, con una partecipazione popolare significativa e un risultato che ha confermato il mantenimento del divorzio come istituto legale.
Attraverso una raccolta di opuscoli, documenti d’archivio, fotografie e manifesti politici conservati nell’archivio della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, e nella banca dati Manifesttipolitici.it questa pagina offre un approfondimento sull’atmosfera e le argomentazioni che caratterizzarono il dibattito intorno al divorzio. Esplorando i materiali disponibili è possibile comprendere meglio il contesto politico, sociale e culturale di quel periodo.
Nella quarta sezione è presente anche un video del segretario del Pci, Enrico Berlinguer sul voto per il referendum sul divorzio del 12 maggio 1974. Spot per il No all’abrogazione dal canale YouTube dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e conservato anche presso l’Archivio audiovisivo della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.
Nella quinta una bibliografia di testi consigliati e conservati dalla Biblioteca della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna. E infine nell’ultima sezione alcune tappe storiche del percorso che ha portato al referendum abrogativo.
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Video: Appello di Enrico Berlinguer in collaborazione con Archivio Audiovisivo del Movimento operaio e Democratico. Il video è conservato anche nell’archivio audiovisivo della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna
DATA |
1974 |
DETTAGLI |
Durata: 00:12:00 | Colore: b/n | Sonoro: sonoro |
LIVELLO |
documento |
OGGETTO |
Tipologia: non fiction | Stato: finito |
ABSTRACT |
Appello del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, sul voto per il referendum sul divorzio del 12 maggio 1974. Spot per il No all’abrogazione |
Di seguito le prime pagine del quotidiano l’Unità del 12, 13 e 14 maggio 1974.
A. Carboni, Divorzio?, A.B.E.S., 1947
D. R. Peretti-Riva, La famiglia e il divorzio, Laterza, 1956
M. Berutti, Il divorzio in Italia, Edizioni di Comunità, 1964
P. Fortuna, L. Jorio, A. Pandini, Rapporto sul divorzio in Italia, Sugar, 1966
A. Coletti, Storia del divorzio in Italia, La nuova sinistra, 1970
T. Carrettoni, L. Fortuna, Divorzio. Incontro o scontro?, Napoleone, 1972
P. Bufalini, Il divorzio in Italia, Editori Riuniti, 1974
R. Mannheimer, G. Micheli, F. Zajczyk, Mutamento sociale e comportamento elettorale. Il caso del referendum sul divorzio, Angeli,1978
A. Chimenti, Storia dei referendum. Dal divorzio alla riforma elettorale 1974-1999, Laterza, 1999
S. Bellassai, La moralità comunista e l’ambito familiare, in La morale comunista, Carocci, 2000
G. Scirè, Il divorzio in Italia. Partiti, Chiesa, società civile dalla legge al referendum, Mondadori, 2007
F. Lussana, L’Italia del divorzio, Carocci, 2014
Il divorzio agli albori del ‘900
Il tema del divorzio, prima della legge del 1970, era stato più volte oggetto di discussione nel Parlamento italiano, sin dall’unificazione, con diverse proposte di legge tutte arenatesi. In particolare, all’inizio del 900 il dibattito si accese particolarmente negli anni 1901-1903 con l’esecutivo Zanardelli-Giolitti, dove vi fu la prima introduzione del divorzio in un programma di governo.
Sorgono in questi anni diversi pamphlet di autrici donne, a sostegno o in disaccordo con la proposta di introduzione del divorzio, che analizzano diversi aspetti della condizione femminile. Queste pubblicazioni rappresentano anche un inedito spazio nella riflessione pubblica per le donne, la cui voce era completamente esclusa dal dibattito politico parlamentare.
“Io vedo davanti a me molti degnissimi rappresentati del sesso maschile, ma donne punte. Eppure, nella questione del divorzio le donne non hanno solo un interesse eguale a quello degli uomini, ma propriamente un interesse maggiore. (…) Perché mai gli ordinatori di questo congresso non le hanno invitate?”
Senatore Carlo Francesco Gabba (III Congresso Giuridico nazionale, Firenze, settembre 1891).
Il secondo dopoguerra: indissolubilità del matrimonio e Assemblea costituente
Sul terreno della famiglia, dopo il dramma della guerra e del fascismo, si apre fra gli emergenti partiti di massa un confronto politico destinato a configurarsi come un proprio e vero scontro. Tra il 1946 e il 1947, l’Assemblea costituente – primo organo legislativo eletto anche con il voto delle donne – discute anche dell’indissolubilità del matrimonio. Dal delicato equilibrio da cui ha origine il primo comma dell’articolo 23 (poi articolo 29) “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e dall’esclusione del concetto di matrimonio indissolubile scaturisce la possibilità per il divorzio di essere costituzionale.
Il dibattito politico culturale degli anni ’60
Si avvicendano nei decenni successivi diverse proposte sulla possibilità di scioglimento del matrimonio. Il 1° ottobre 1965 il senatore socialista Loris Fortuna presentò alla Camera una proposta di legge in merito a questi casi. Per il Pci, dopo una riunione di direzione, Nilde Iotti prese pubblicamente parola il 6 maggio 1966 con un intervento a favore del divorzio. Un lungo dibattito coinvolge l’opinione pubblica e la classe dirigente.
La legge Fortuna-Baslini (1970)
Il divorzio diventerà legge nel 1970 con la legge 1° dicembre 1970, n. 898, Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio, nota come legge Fortuna-Baslini. Risultato dell’abbinamento del progetto di legge del socialista Loris Fortuna con quello successivo del liberale Antonio Baslini (7 ottobre 1968), venne approvata con 325 sì e 283 no alla Camera e con 164 sì e 150 al Senato.
Il Referendum del 1974
Il 12-13 maggio 1974 si svolse il referendum, promosso dalla Democrazia Cristiana, per abrogare la legge istitutiva del divorzio. 33.023.179 elettori si recarono alle urne, il 59,26% votò contro l’abrogazione della legge. Si concludeva così un iter parlamentare durato quasi un secolo.
La vittoria del NO non solo siglò l’affermazione del fronte divorzista ma rivelò un’Italia avviata sul cammino delle conquiste dei diritti civili e della parità di genere, come attesta anche la riforma del diritto di famiglia del 1975 (L. 151/1975).