La Fondazione Gramsci Emilia-Romagna in occasione della Giornata della Memoria – 27 gennaio 2024 presenta un intervento della prof.ssa Antonella Salomoni, docente di storia contemporanea presso l’Università di Bologna, dal titolo Rovine ebraiche e terre contaminate.
Il video dell’intervento è disponibile qui su questa pagina e sul canale YouTube della Fondazione.
La riflessione ci accompagna, attraverso ricostruzione storica, versi poetici e immagini iconografiche, tra le rovine ebraiche dell’Europa orientale.
Il secondo conflitto mondiale lascia infatti un paesaggio di rovine in tutta Europa, ma nelle regioni dell’Europa orientale si “inciampa” a ogni passo in rovine ebraiche: fosse comuni, sinagoghe incendiate, cimiteri devastati, villaggi o quartieri urbani completamente cancellati.
Soldati e civili, all’indomani della liberazione, hanno dovuto affrontare il trauma che genera la visione di luoghi con resti umani dispersi per ogni dove. La consapevolezza che la profanazione dei corpi non abbia fine emerge chiaramente dalle tante corrispondenze e dai molti racconti. Migliaia di salme giacciono in spazi privi di recinzione e lasciati al pascolo di bestiame; i siti degli eccidi, per quanto ben noti, sono privi d’indicazione e consegnati all’incuria. Si percepisce un diffuso atteggiamento di disprezzo per le vittime che demoralizza gli abitanti che cercano di rientrare nelle loro residenze e i combattenti in visita nei paesi d’origine.
Le citazioni e le letture presenti nell’intervento sono tratte da:
- Vasilij Grossmann, Ucraina senza ebrei, Adelphi, 2023;
- David Dragunskij, 4 dicembre 1945, in Il Comitato antifascista ebraico in URSS, 1941-1948, a cura di Shimon Redlich, Moskva, Meždunarodnye Otnošenija, 1996, p. 108 e in Antonella Salomoni, L’Unione Sovietica e la shoah, Il Mulino, 2007, p. 200;
- Il’ja L’vovič Sel’vinskij, Io l’ho visto!, in «Krasnaja Zvezda», 27 febbraio 1942, p. 3;
- Edith Bruck, Tempi, La Nave di Teseo, 2021, p. 18.
Le parole sono in dialogo con i suggestivi quadri di Samuel Bak. L’artista di origini ebraiche visse, quando era solo un bambino, sulla propria pelle il dramma dell’olocausto. Nel 1941, durante l’occupazione nazista, espose i suoi primi quadri nel ghetto della sua città natale, Vilnius, all’età di soli nove anni. Divenuto artista di fama internazionale ha raccontato con pervasività il tema della Shoah.
I quadri che compaiono nel video sono:
- The Family, 1974
- Underground II, 1996-1997
- For the end of time, 1996
- The very last day, 2021
- Safe Passage, 1999
«Non si sentono lacrime né lamenti, né si vedono volti straziati dal dolore. Il silenzio degli ebrei è il silenzio tremendo del villaggio di Kozary, sulla strada storica per Kiev. Il vento porta la sabbia sulle enormi fosse comuni; l’erba è cresciuta alta su quei campi di morte, e alti sono i pioppi che frusciano come oscuri vessili piantati nella terra, chini in segno di lutto.
Silenzio e quiete.
Ma se per un attimo quel popolo ucciso potesse tornare in vita, se la terra si aprisse nel burrone di Babij Jar a Kiev e intorno al memoriale di Ostraja Mogila a Vorosilovgrad, se un grido lancinante si staccasse da quelle centinaia di migliaia di labbra piene di terra, l’Universo intero tremerebbe.»
(V. Grossman, Ucraina senza ebrei)